Settembre 8, 2024

LA GUERRA DELLO YOM KIPPUR E L’ANNIENTAMENTO DELLA LINEA BAR LEV IL 6 OTTOBRE 1973 – ANALOGIE CON IL FALLIMENTO DIFENSIVO ISRAELIANO DEL 7 OTTOBRE 2023

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La supremazia militare e tecnologica non è garanzia di inviolabilità per uno Stato, anche quando questo sia lo Stato di Israele. Il ripetersi dell'insuccesso delle difese israeliane a cinquant'anni di distanza dalla Guerra dello Yom Kippur, suggerisce l’opportunità di comprendere quali siano le analogie tra gli eventi accaduti il 6 ottobre 1973 e quelli del 7 ottobre 2023.

La Guerra dello Yom Kippur nel 19731 ebbe inizio con l’inatteso sfondamento della linea difensiva del Canale di Suez, la linea Bar Lev. Un’inevitabile analogia emerge con la clamorosa aggressione dei guerriglieri di Hamas perpetrata cinquant’anni dopo, il 7 ottobre 2023.

Introduzione

Guardare agli accadimenti odierni con riferimento al corso della storia, presupponendovi l’esistenza di effetti derivati dal passato, è un necessario tentativo di ricerca della verità, ma è anche, al tempo stesso, luogo per incorrere in facili equivoci. Si tratta, insomma, di un’opera di difficoltà estrema. Non è improbabile, infatti, che nel desiderio di individuare un nesso logico-causale tra passato e presente ci si lasci trasportare dall’emotività e si finisca per utilizzare la storia al solo scopo di assecondare, anche in modo inconsapevole, i fini particolari del proprio interesse.

Con riguardo al dramma del conflitto attualmente in corso in Israele e nella striscia di Gaza, l’intento di inquadrare gli avvenimenti odierni in quanto accaduto in precedenza è impresa ambiziosa. Lo spazio di un breve articolo di divulgazione storica non ha la pretesa, inoltre, di offrire al lettore un quadro d’insieme completo, quanto piuttosto di suscitare un interesse utile all’approfondimento.

Nel sofferto rapporto tra Israele e Palestina, ma anche tra israeliani e arabi e tra ebrei e musulmani, l’efferato attacco di Hamas oltre il confine della Striscia di Gaza del 7 ottobre scorso riporta tuttavia all’attenzione i trascorsi storici del perdurante stato di crisi tra le due realtà: una crisi pluridecennale incominciata ancor prima della nascita formale dello Stato di Israele il 14 maggio 1948 e assurta più volte alle cronache di guerra dell’ultimo secolo.

Le Origini e le Principali Tappe della Crisi Arabo-Israeliana

Il rapporto tra i popoli conviventi nello spazio oggi teatro del conflitto assume consistenza storica dai prodromi dissolutori degli imperi centrali e orientali dell’Europa di fine Ottocento, russo e ottomano in particolare, e dall’epilogo delle grandi guerre del Novecento che videro la definitiva vittoria delle Nazioni europee occidentali e degli Stati Uniti. È senz’altro utile rammentare le date dei conflitti che con immediatezza, dalla nascita dello Stato d’Israele, insanguinarono la Terra Santa, alveo straordinario dei popoli biblici dalle cui radici antropologiche e culturali germogliarono le principali religioni monoteistiche:

  • 1948: prima guerra arabo-israeliana;
  • 1956: crisi di Suez;
  • 1967: guerra dei Sei Giorni;
  • 1973: guerra dello Yom Kippur;
  • 1982: prima guerra del Libano;
  • 2006: seconda guerra del Libano.

Numerosi sono poi gli episodi non assimilabili alla dizione storico-documentale di guerra ma egualmente importanti per il livello di belligeranza tra le parti e per gli effetti prodotti sugli scenari locali, regionali e internazionali. Basti citare a riguardo le tre intifada lanciate dalle formazioni arabo-palestinesi a danno di Israele (1987, 2000 e 2015) e le frequenti operazioni militari condotte dalle Forze di Difesa Israeliane nei territori di Gaza e di Cisgiordania e nel confinante Libano.

Meno evidenti alla registrazione storica dei fatti sono poi le azioni di intelligence e le operazioni di forze speciali che culminarono in avvenimenti clamorosi a danno dei nemici storici di Tel Aviv. Basti ricordare, nel merito, la sistematica uccisione dei componenti del commando che colpì la delegazione israeliana ai giochi olimpici di Monaco del 1972. Numerosi altri sarebbero gli esempi riconducibili a un ambito operativo complesso e non sempre palese.

Frequenti, inoltre, sono state le incursioni aeree e di artiglieria israeliane per neutralizzare e per distruggere basi militari e depositi di armamenti e di munizioni in Siria e in Libano, così come innumerevoli risultano le azioni militari condotte a titolo di ritorsione nei confronti dei miliziani di Hezbollah nel sud del Libano ogni qualvolta si è palesata, per mano dei militanti del Partito di Dio, una violazione dell’integrità sicuritaria e della incolumità dei cittadini israeliani nelle regione settentrionale della Galilea a ridosso della linea di demarcazione tra Israele e il Paese dei Cedri. 

Tra tanti drammatici avvenimenti ve n’è uno in particolare che induce l’idea di una similarità con il recente attacco di Hamas: la guerra dello Yom Kippur e lo sfondamento della linea difensiva del Canale di Suez da parte dell’esercito egiziano. L’analogia tra i due scenari suscita una riflessione che, esulando dalle cronache documentali dei fatti occorsi tra vincitori e vinti e dai giudizi di campo tra aggressori e aggrediti, invita a considerare come il predominio difensivo dello Stato d’Israele, tra i primi posti al mondo nei campi dell’intelligence e della tecnologia militare, non sia condizione sufficiente a garantire la piena sicurezza degli interessi di Tel Aviv e di quella dei cittadini israeliani.

Con una separazione temporale di cinquant’anni dall’inizio della Guerra dello Yom Kippur, proprio in occasione della stessa ricorrenza religiosa ebraica da cui il conflitto del 1973 prese nome, le poderose difese israeliane, preponderanti per dovizia di strutture difensive passive e attive, per piani di reazione rapida e per dispositivi di sorveglianza e di vigilanza sono state ancora una volta penetrate dall’aggressore con una facilità sorprendente e inaspettata. Un’azione in grado di sconfessare nel giro di poche ore ogni più accurata previsione d’intelligence e di vanificare l’efficacia di costosi progetti di ingegneria militare e delle più sofisticate tecnologie elettroniche e informatiche.

La Guerra dello Yom Kippur e l’Operazione BADR

Il 6 ottobre 1973, l’esercito egiziano, nel quadro di una più ampia campagna offensiva coordinata con le forze armate siriane, denominata Operazione BADR2, condusse lo sforzo bellico principale per assicurare il rapido attraversamento del canale di Suez, la realizzazione di un sistema di teste di ponte sulla sponda orientale del canale e la conquista di alcune posizioni chiave nell’entroterra della penisola del Sinai (precedentemente occupata da Israele a seguito della Guerra dei Sei Giorni del 1967). L’operazione prevedeva il simultaneo attacco siriano sulle alture del Golan.

La Linea Difensiva BAR LEV

A dispetto delle presunta insuperabilità della linea difensiva BAR LEV3 (https://www.youtube.com/watch?v=-66seomf2K4), realizzata a difesa del Canale di Suez, l’attacco egiziano conseguì risultati che andarono oltre ogni più favorevole aspettativa. In poche ore la linea fortificata venne superata. Allo scopo, gli egiziani misero in campo una nutrita flotta di piccole imbarcazioni d’assalto che attraversò repentinamente i duecento metri di larghezza del canale. Essi utilizzarono, inoltre, potenti getti d’acqua per forzare gli alti terrapieni sabbiosi realizzati dagli israeliani sulla sponda orientale del canale. L’azione consentì alle forze del presidente Sadat di guadagnare l’accesso fulmineo al territorio della penisola del Sinai e di consolidare un sistema di posizioni in grado di respingere il contrattacco delle forze di riserva israeliane. Solo dopo 72 ore dall’attacco egiziano, il giorno 10 ottobre, il confronto tra le forze in campo giunse a una condizione di stallo. Gli egiziani assunsero pertanto un atteggiamento difensivo in corrispondenza delle posizioni raggiunte nella penisola del Sinai, a circa 15 chilometri di profondità, e da quel momento la guerra acquisì una connotazione diversa cha portò, nel più lungo termine, alla vittoria di Israele.

Nei giorni precedenti il 6 ottobre 1973, inizio ufficiale della Guerra dello Yom Kippur, nessuno avrebbe tuttavia immaginato che la straordinaria opera d’ingegneria militare della Linea Bar Lev sarebbe stata superata con tanta facilità dall’aggressore. La struttura era stata costruita nell’inverno 1968-1969 ed era costituita da una serie di elementi fortificati (inizialmente trentasei poi ridotti a sedici proprio nel 1973) posti a una distanza tra loro che oscillava tra i dieci e i ventidue chilometri e schierati lungo tutto il canale. Le strutture fortificate erano collegate da terrapieni sabbiosi i cui argini raggiungevano i venticinque metri di altezza. Ogni caposaldo era costituito da quattro posizioni di combattimento interrate, collegate mediante un forte centrale che fungeva da posto di comando e di medicazione. Le posizioni di combattimento e il forte centrale erano costruiti in cemento armato, utilizzando le rotaie della ferrovia del Sinai in disuso, e coperti di sabbia pressata e compattata con imbrigliature di reti di acciaio. Le posizioni erano circondate da una trincea, da una diga di sabbia, da reticolati, da mine antiuomo e anticarro. Per ciascun caposaldo vi era il presidio permanente di personale militare: un plotone di fanteria rinforzato con armi controcarro e con unità corazzate che sarebbero affluite al bisogno. Il dispositivo difensivo si completava con una rete di rotabili poste a tergo della linea, trasversalmente e perpendicolarmente, per facilitare i movimenti delle truppe e l’afflusso delle riserve.

L’attacco egiziano fu preceduto da alcune azioni diversive e di disturbo. Tra queste una delle più importanti fu il blocco delle tubazioni che gli israeliani avevano posato per immettere petrolio sulla superficie del canale e per creare, in tal modo, una barriera di fuoco che avrebbe ostacolato un eventuale tentativo di attraversamento. La rimozione da parte delle forze egiziane di alcune mine dal canale e il loro riposizionamento in altri punti del corso d’acqua fu valutata dagli israeliani come un’ordinaria attività di riorganizzazione difensiva da parte dell’avversario; essa servì nella realtà ad aprire i varchi per il passaggio delle unità d’assalto.

L’attacco iniziò alle 14:05 del 6 ottobre con un’intensa preparazione di fuoco di artiglieria della durata di cinquantacinque minuti. Il personale posto a difesa dei caposaldi era ben protetto dalla disponibilità di robuste casematte, ma l’intenso e perdurante fuoco di copertura sottrasse loro la possibilità di opporsi all’attraversamento del canale da parte delle fanterie nemiche. Circa ottomila fanti egiziani condussero l’assalto servendosi di un migliaio di natanti leggeri e veloci. La perforazione degli argini sabbiosi mediante le pompe a pressione e i cannoni ad acqua consentì la penetrazione delle forze d’assalto e l’aggiramento degli apprestamenti difensivi. Il dilavamento degli argini, provocato dai getti d’acqua, rese fangoso il terreno argilloso retrostante le strutture difensive, facendo sì che la manovra delle forze di riserva israeliane divenisse molto difficoltosa. Azioni eliportate egiziane oltre il canale estesero in profondità la penetrazione.

Dopo dieci ore l’operazione di forzamento della Linea Bar Lev raggiunse l’apice del suo successo, consentendo a tutte le cinque divisioni di fanteria egiziane di costituire le rispettive teste di ponte due-tre chilometri al di là del canale. Il concomitante attacco siriano nell’area del Golan generò confusione nel processo decisionale dei comandi israeliani e provocò ritardo nell’invio delle unità di rinforzo e di riserva che avrebbero dovuto coprire gli spazi tra i capisaldi e neutralizzare eventuali penetrazioni nemiche.

Dei sedici fortini attivati a protezione del Canale di Suez, la maggior parte venne conquistata dagli egiziani. La poderosa linea Bar Lev si dissolse come un castello di sabbia dopo gli effetti di una mareggiata.

Possibili Analogie della Guerra dello Yom Kippur con l’Aggressione di Hamas il 7 ottobre 2023

L’analogia tra quanto accaduto nel 1973, al deflagrare della Guerra dello Yom Kippur, e l’aggressione di Hamas del 7 ottobre scorso non riguarda, come forse è evidente, le operazioni militari condotte nei due diversi frangenti, né tantomeno coinvolge le motivazioni strategiche e politiche a base degli attacchi. La prima azione, nel quadro dell’Operazione BADR, è stata, per obiettivi ed effetti, di natura esclusivamente militare. Essa ha previsto l’attacco in terreno aperto delle formazioni regolari israeliane a difesa del Canale di Suez. La seconda, pur avvalendosi di una dettagliata pianificazione di impronta militare, è stata condotta con le tecniche proprie del colpo di mano da unità di guerriglia e ha colpito con efferatezza estrema non solo personale militare, ma soprattutto civili inermi.

La Guerra dello Yom Kippur perseguiva la riconquista dei territori occupati dagli israeliani al termine della Guerra dei Sei Giorni del 1967, mentre l’operazione di Hamas dell’ottobre scorso rivendica posizioni radicali che pongono in discussione la stessa esistenza dello Stato d’Israele. Le motivazioni della barbara aggressione, condotta con metodologie di combattimento che sfuggono alla logica del confronto bellico convenzionale tra Stati, vanno ricercate non solo nel rapporto storico, politico e sociale tra i due popoli, ma anche nell’area d’interesse condivisa dalle potenze regionali e forse, persino, in quella più ampia di competizione tra poteri egemoni.

La Commissione AGRANAT sulla Guerra dello Yom Kippur (1973)

Al termine della Guerra dello Yom Kippur, le autorità israeliane disposero una commissione d’inchiesta per accertare le cause del fallimento dell’organizzazione difensiva nazionale. I combattimenti causarono la perdita per Israele di quasi tremila soldati.

La commissione AGRANAT, dal nome del suo Presidente, Simon Agranat, Capo della Corte Suprema di Giustizia, analizzò in particolare due aspetti:

  • la valutazione espressa dagli apparati di intelligence nazionali sulla base delle informazioni in loro possesso circa i movimenti e gli apprestamenti delle unità nemiche nei giorni precedenti l’attacco e le decisioni assunte dalle autorità militari e civili incaricate della difesa e della sicurezza della Nazione;
  • lo schieramento delle forze di difesa israeliane e il loro stato di prontezza nei giorni precedenti il conflitto e le azioni poste in essere dal 6 ottobre fino al contenimento dell’offensiva siro-egiziana.

Le conclusioni della commissione furono in parte oggetto di critica ma efficaci al punto da comportare la rimozione di diversi Ufficiali delle Forze di Difesa Israeliane, le dimissioni del Primo Ministro Golda Meir e il varo di una nuova legge di riordino delle forze armate nazionali. In particolare, la commissione individuò le seguenti cause e responsabilità:

  • convinzione che gli egiziani non avrebbero attaccato fino a quando non avessero avuto a disposizione assetti aerei in grado di neutralizzare, con profonde incursioni, l’aeronautica israeliana, e che i siriani non sarebbero entrati in azione senza gli egiziani;
  • eccessiva fiducia di Israele nel suo potenziale militare, accresciuta dalla vittoria nella Guerra dei Sei Giorni del 1967;
  • errata valutazione delle informazioni possedute dall’intelligence con riguardo ai movimenti delle truppe egiziane e siriane, ritenendo che gli schieramenti siriani fossero di natura difensiva e che i movimenti egiziani fossero riconducibili a ordinarie manovre annuali di addestramento.

Le conseguenze dell’errata valutazione furono:

  • considerare come molto scarse le probabilità di guerra;
  • porre in essere misure di sorveglianza nel giorno della festività nazionale dello Yom Kippur limitate e inadeguate a fronteggiare un attacco.

A ciò si aggiunse, quando vi fu evidenza dell’imminenza dell’attacco, che quest’ultimo era stato previsto dagli israeliani alle ore 18 anziché alle 14 come invece accadde.

Il Fallimento delle Difese Israeliane il 7 ottobre 2023

Venendo ai fatti attuali, alcune fonti giornalistiche statunitensi hanno messo in luce il possesso da parte delle autorità di sicurezza israeliane, sin da un anno prima del 7 ottobre 2023, di un piano di Hamas per l’attacco. Le stesse fonti denunciano che le autorità di Tel Aviv avrebbero sottovalutato le informazioni giudicando il piano irrealizzabile. Il piano, denominato in codice dagli stessi israeliani “Jericho Wall”, conterrebbe i dettagli di quanto accaduto il 7 ottobre. Il documento, privo della data di esecuzione, descriverebbe la metodica di assalto per la sopraffazione delle strutture di difesa a ridosso del confine di Gaza, il rapimento dei civili israeliani e l’aggressione delle unità delle Israeli Defence Forces, incluso un Posto Comando Regionale del livello di Divisione.

A ciò si aggiungerebbe la valutazione espressa da un analista intelligence israeliano che aveva evidenziato il verificarsi da tempo di un’intensa attività di addestramento dei militanti di Hamas, attività che simulava l’azione descritta dal piano “Jericho Wall”. Lo scenario fu considerato anche in questo caso immaginario e ambizioso.

Come detto, si tratta di fonti non verificate e a ciò solo un’ulteriore commissione postuma agli accadimenti del 7 ottobre 2023 e alle loro conseguenze potrà, alla stessa stregua di quanto fece la commissione Agranat sulla Guerra dello Yom Kippur nel 1973, provvedere.

L’Insufficienza delle Supremazia Militare e Tecnologica

Appare evidente, in ogni caso, che la mera supremazia militare e tecnologica non sia sufficiente a garantire inviolabilità. Al successo della difesa, in attesa dell’ideale conciliazione pacifica tra i popoli, concorrono altri ineludibili fattori: volontà, tenacia, presenza di spirito e capacità di previsione oltre le apparenze.


  1. I dettagli tecnico-militari forniti nei paragrafi dedicati alla Guerra dello Yom Kippur e all’Operazione BADR sono tratti dal testo: “Guerra e Politica del Medio Oriente” di Ezio CECCHINI – Edizioni MURSIA 1987. ↩︎
  2. L’operazione fu intitolata in memoria dell’anniversario, il decimo giorno del Ramadan, della prima vittoria di Maometto nella Battaglia di Badr (624 d.C.). ↩︎
  3. La linea fu intitolata al Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliane Haim Bar-Lev, in carica tra il 1968 e il 1971. ↩︎

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