LA LUNGA VITA DEGLI ALBERI
4 min readE’ davvero auspicabile una vita lunga tanto quanto quella di svariate specie di alberi? L’informatico Raymond Kurzveil prevede che tra oggi e il 2050 il progresso medico consentirà alle persone di prolungare radicalmente la vita media. Non solo: persino rallentando se non invertendo l’invecchiamento…! Se non altro rimarrebbe difficile modificare i tracciati neuronali che si consolidano nei primi anni di vita. E’ difficile replicare la capacità di emozionarsi che i bambini e gli adolescenti provano..
L’abete, il rovere, l’olmo, sono esempi di specie arboree con un’aspettativa di vita potenziale di cinquecento anni. Esemplari come le sequoie, cipressi mediterranei, abeti rossi, castagni possono superare il millennio di vita e quindi, lambire davvero la “fine dei tempi”. In passato, lo scrittore Isaac Asimov ipotizzò proprio in mille anni il limite massimo della durata di una civiltà tecnologica.
Ad oggi disponiamo di circa 400 alberi pro-capite. Secondo Global Tree Density nel mondo esistono circa 3040 miliardi di alberi. Che non sono comunque sufficienti per contrastare pienamente il riscaldamento globale.
Se i paesi in via di sviluppo seguissero la traiettoria demografica già tracciata dai paesi sviluppati, la popolazione mondiale potrebbe avviarsi verso un lento declino già prima del 2050. Gli alberi pro-capite a questo punto diverrebbero ben più di 400, se – per assurdo – l’estensione delle foreste restasse invariata nel tempo. Gli abitanti dei paesi BRICS sono consapevoli delle radici pregresse dello stile di vita occidentale, ove le emissioni di CO2 pro-capite risultano oggi più elevate. In futuro potrebbe toccare ai Paesi dell’emisfero boreale l’implementazione della riforestazione che aiuterà a salvare il pianeta?
Il riscaldamento globale è ormai un treno in corsa, a prescindere dall’impatto attuale sul clima. Le azioni per riportarlo alla stazione di partenza sono contemplate in progetti per il momento avveniristici.
Grazie all’equazione dei fluidi si potrebbe predire l’efficacia nel trasporto degli icebergs dai ghiacci artici sino a basse latitudini.
Un altro estremo rimedio consiste nella piantumazione di alberi geneticamente modificati, capaci di crescere velocemente. Il rischio connesso a molte applicazioni biotecnologiche potrebbe però essere quello di innescare una sorta di “roulette ecologica”. La piantumazione di nuovi alberi è un rimedio al global warming tra i più gettonati. Non efficace però nei molti casi in cui sono state messe a dimora specie non autoctone. Più impegnativo è proteggere le foreste esistenti. Se in Europa le foreste sono aumentate del 9% negli ultimi 30 anni, raggiungendo i 220 milioni di ettari nel 2020, nella fascia tropicale ed equatoriale la deforestazione procede a ritmi allarmanti.
L’estensione forestale globale costituisce un patrimonio a cui pochi pensano in termini di valore intrinseco. Se non si provvede alla necessaria cura e manutenzione, se ne perde il valore nel medio e lungo periodo, fino ad arrivare al punto in cui il ripristino è difficile (anche se virtuoso da un punto di vista reddituale..) o impossibile e la perdita è definitiva. Un analogo discorso è valido per altri beni demaniali e che comunque soddisfano bisogni collettivi. Si pensi ad esempio alla infrastrutture stradali e per le telecomunicazioni.
Oppure alla biodiversità, che, benché di interesse collettivo, non è circoscrivibile puntualmente dal punto di vista patrimoniale.
Poco importa se si possa escludere o meno la causa astronomica del global warming. Ai tempi del periodo caldo medievale, in Europa si contava un numero di abitanti ben inferiore a quello dell’odierna Italia. La civiltà meno avanzata di allora era anche meno interconnessa, e le infrastrutture critiche erano molto meno vulnerabili.
In conclusione la virata verso zero emissioni potrebbe essere realizzata solo con una global polity capace dell’effettiva applicazione delle regole. Oggi, i più importanti trattati internazionali in tema di cambiamento climatico non sono effettivamente vincolanti. Le democrazie possono essere fatalmente lente quando si esprimono con veti incrociati. Soltanto una larghissima maggioranza o la pressione di gruppi di interesse particolarmente determinanti consentirebbe di evolvere nella direzione desiderata.
L’acqua versata in cima ad un albero man mano scende beneficiando tutti. La teoria economica secondo la quale tagliare le tasse ai ricchi fa bene a tutti è nota come “economia del gocciolamento”. I progetti di riforestazione, e più in generale di contrasto alla deforestazione ed al cambiamento climatico ripongono le loro speranze nel crowdfunding e nella filantropia. Un controllo sociale diffuso garantisce che vengano avviati non i progetti più gettonati, ma quelli effettivamente efficaci.
La lunga vita degli alberi potrebbe davvero fare la differenza tra fine del mondo e fine dei tempi.
Laureato in economia, mi appassiona l’evoluzione della governance globale, che oggi deve fronteggiare problemi globali. Credo che grazie al metodo scientifico sia possibile cogliere quanto sono meravigliosi il mondo ed il cosmo.
Dopotutto miracolo significa “cosa meravigliosa”.