Narrare il Paese tramite la poesia

Sin dall’inizio dei tempi la poesia è stata mezzo di diffusione della cultura, della vita e della realtà del Paese: basti pensare ai Saturnalia romani, ciclo di festività religiose in cui i servi avevano il diritto di essere padroni e in cui i vari eventi della giornata venivano scanditi per mezzo della letteratura.

I Romani stessi cercavano di esprimere l’amore per la terra e la venerazione di questa tramite le opere in versi, che venivano poi recitate continuamente nel tempo e ripetute e tramandate anche senza la necessità di scriverle; l’amore per la terra si esplicava quindi tramite i racconti campestri della mitica Arcadia, come quella descritta dal giovane Virgilio, sia nelle Bucoliche che nelle Georgiche.

Da sempre la stesura letteraria aveva permesso di creare la Res Publica, o più in generale un punto di contatto fra il popolo e il governo, permettendo un collegamento fra le singole parti di una società che si stava creando a poco a poco.

E così il paese diventava Musa, la città diventava persona nei testi scritti e si creava nell’uomo una consapevolezza nuova, quella di far parte di qualcosa di estremamente più grande.

Proprio per questo Dante parlava della sua bella Firenze, per quanto l’avesse allontanato, e nonostante Cacciaguida dicesse “tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, il Sommo Poeta persisteva nell’amare profondamente quella terra che l’aveva malamente cacciato, a volerci tornare, a volerne essere costantemente parte.

E ancora, Lorenzo Spirito Gualtieri canterà della sua Perugia, o Peroscia, rendendola persona vera in un colloquio con l’Italia e la Fama, in quanto patria dei natali per la sua bella Fenice.

Di questo passo si può benissimo notare come il Romanticismo, saltando avanti di una enorme quantità di anni, sfruttasse la poesia stessa per creare quella spinta nazionalista che influenzerà tutto l’Ottocento, un patriottismo degno di nota, che in Italia si espresse attraverso moltissimi autori.

Ma la poesia non è solo e unicamente serva dello Stato, mezzo per ottenere il consenso delle masse più elitarie, tentativo di unificazione spietato e mercenario. La poesia rimane espressione di sentimenti insiti nell’uomo, bisogno di parlare, esprimersi, raccontare e permette così di portare qualcuno sotto la propria ala, proteggerlo da quel che fuori non suona con la stessa melodia di quel che si scrive.

Per questo, oggi, abbiamo autori come Franco Arminio; vorrei, qui, che la sua poesia parlasse per lui:

Prendi un angolo del tuo paese
e fallo sacro,
vai a fargli visita prima di partire 
e quanto torni.
Stai molto di più all’aria aperta.
Ascolta un anziano, lascia che parli della sua vita.
Leggi poesie ad alta voce.
Esprimi ammirazione per qualcuno.
Esci all’alba ogni tanto.
Passa un po’ di tempo vicino ad un animale,
prova a sentire il mondo
con gli occhi di una mosca,
con le zampe di un cane.

Arminio, autore contemporaneo, nato in provincia di Avellino, alimenta l’amore per il suo paese, la consapevolezza nei confronti dell’arretratezza del sud Italia e allo stesso tempo tenta di alimentare il cuore palpitante di realtà che spesso dimentichiamo, chiedendo a chi vi è nato di tornare, respirare, immergersi in quel paese che spesso si sceglie di non ricordare.

A chi non manca l’odore di casa? Il senso stesso di appartenenza a un posto, l’immergersi costante nella realtà che abbiamo sempre conosciuto?

La poesia spesso aiuta in questo, a ricordarci chi siamo anche attraverso i posti in cui viviamo e abbiamo vissuto, a metterci in contatto con quel che abbiamo dimenticato involontariamente. Serve, quindi, a farci tornare a casa quando siamo lontani da un po’.

Claudia Lafranconi

Dopo aver conseguito il diploma in scienze umane, un atto di follia mi ha spinto a proseguire con un percorso di laurea in scienze biologiche che, rivelatosi fallimentare, ha spinto lo Zeno Cosini che c’è in me ad iscrivermi al corso triennale di Lettere Moderne, per poi fuggire dalla realtà caotica di Milano, per trasferirmi nella ridente Perugia, dove attualmente studio Insegnamento dell’Italiano agli stranieri, per portare qualcosa dell’Italia anche fuori dalla Penisola.