La seconda metà della scacchiera
4 min readIl continuo miglioramento dell’intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico delle macchine potrebbe portare ad un cambiamento drastico della civiltà umana, esattamente come si è andato configurando nel corso dei millenni.
Tuttavia, l’ipotesi che macchine sempre più intelligenti e capaci di sostituire l’uomo, possa ridisegnare completamente la struttura e i meccanismi più collaudati e profondi delle nostre società, è stata avanzata già a partire dai primi passi dei computer digitali e dell’intelligenza artificiale negli anni quaranta.
Lo statistico di origine polacca Irving Good, aveva scritto negli anni sessanta: << Una macchina ultraintelligente potrebbe progettare macchine sempre migliori; ci sarebbe una “esplosione di intelligenza”, e l’intelligenza dell’uomo sarebbe lasciata molto indietro. Quindi, la prima macchina ultraintelligente sarà l’ultima invenzione che l’uomo avrà la necessità di fare>>.
Il professore di informatica, Vernor Vinge, è stato uno dei primi a scrivere ampiamente, su questa presunta transizione: <<Creeremo presto intelligenze più potenti della nostra. Quando accadrà, la storia umana avrà raggiunto una specie di singolarità, una transizione intellettuale impenetrabile come il groviglio di spazio-tempo al centro di un buco nero, e il mondo diventerà per noi completamente incomprensibile>>.
Un altro scrittore, Fredric Brown, in un suo breve e fulminante racconto futuristico, La risposta, scritto nel 1954, aveva immaginato la costruzione di un “computer galattico” di intelligenza infinita cui i costruttori umani avrebbero posto, una volta terminato, la domanda: <<Esiste Dio?>>, ottenendo la “risposta”: <<Adesso sì!>>.
Molte di queste ipotesi – alcune delle quali idiozie – nascono dall’osservazione del velocissimo aumento della capacità di calcolo grazie all’integrazione di un numero sempre più alto di transistor e altri componenti elettronici che compongono il computer. Una velocità raggiunta grazie all’implacabile funzionamento della cosiddetta legge di Moore. Cioè di quella teoria, rivelatasi corretta, almeno fino ad oggi, avanzata da Gordon Moore, uno dei fondatori della Intel, e formulata in una intervista all’Electronics Magazine nel 1965.
E cioè che ogni 18 mesi (il periodo verrà poi esteso a due anni) i componenti elettronici (transistor, condensatori, ecc.) che si possono inserire in una piastrina di silicio, raddoppino. Ciò naturalmente porta ad un continuo aumento della potenza di calcolo e ad una diminuzione dei costi, secondo un andamento definito esponenziale, che all’inizio sembrava piatto e inoffensivo e poi all’improvviso si impenna in una crescita inarrestabile.
L’andamento esponenziale è spiegato bene dal famoso aneddoto dell’imperatore persiano che per ricompensare l’inventore degli scacchi e quindi della scacchiera di 64 caselle, lo invitò a decidere, lui stesso, la propria ricompensa. L’inventore chiede all’imperatore una quantità di grano calcolabile in questo modo. Nella prima casella della scacchiera sarebbe stato messo un chicco; nella seconda due; nella terza quattro; e poi otto, sedici e così via, raddoppiando il numero di chicchi ad ogni casella.
Una ricompensa in apparenza modesta, ragionevole e contenuta. Fino a circa metà della scacchiera la ricompensa è, tutto sommato, “gestibile”. Ma oltre la metà, a forza di raddoppiare, le quantità superano qualsiasi immaginazione e non c’è bisogno di arrivare alla casella 64 per capire che una simile ricompensa è impossibile, poiché il numero finale che ne risulta, supera di gran lunga la produzione mondiale di grano.
È nella seconda metà della scacchiera insomma che cominciano i guai per l’imperatore, che si accorge della trappola, o, più probabilmente, per l’inventore, che rischia la testa per questa beffa matematica.
La domanda che ci poniamo ora è: a che punto della scacchiera si trova oggi la tecnologia informatica, elettronica e quindi dell’intelligenza artificiale? Oltre una certa soglia di raddoppi, le capacità di calcolo e di gestioni dati diventeranno così enormi (e a buon mercato) da rendere possibili intelligenze artificiali straordinarie.
Obiettivi che solo fino a qualche anno fa sembravano irrealizzabili – ad eccezione di idiozie puramente fantascientifiche – potrebbero trasformarsi in una banale realtà. Anche perché non è soltanto il numero dei transistor che raddoppia ogni due anni: l’efficienza dei programmi, quindi degli algoritmi, e la capacità delle memorie crescono a ritmi ancor più rapidi.
Per gli ottimisti e per i visionari tecno-entusiasti della singolarità, l’accoppiata vincente sarà l’intelligenza umana unita alla superiorità dei computer per velocità, precisione e memoria. Si potrebbe obiettare che la crescita esponenziale dei componenti su una piastrina di silicio prevista dalla legge di Moore incontrerà prima o poi un limite: la dimensione dell’atomo. Anzi, il limite è già in vista: non oltre il 2030.
Non si potranno costruire transistor più piccoli di qualche atomo (senza considerare che è difficile dissipare il calore generato da miliardi di componenti così vicini gli uni agli altri). A quel punto, tecnologie come i nanotubi di carbonio, raccoglieranno il testimone della staffetta del silicio e andranno oltre. Dopo di loro, altre tecnologie, come i microprocessori quantistici o fotonici o al nitruro di gallio, potranno continuare nella crescita esponenziale.
Secondo Ray Kurzweil, uno dei più grandi esperti di intelligenza artificiale (che attualmente lavora per Google), con questa crescita esponenziale, siamo già oltre la metà della scacchiera e, quasi sicuramente entro il 2045, le macchine potrebbero raggiungere il livello più alto dell’intelligenza artificiale: AI generale.
LINK UTILI:
La singolarità è vicina
La legge dei ritorni accelerati
Sviluppo lineare e sviluppo esponenziale
Sono un ricercatore presso Co.Mac – CFT, un importante gruppo italiano che opera nell’ambito degli impianti industriali. Laureato in ingegneria Meccanica con specializzazione in Meccatronica al Polimi. Attualmente studio automazione con particolare focus verso gli algoritmi di intelligenza artificiale e le sue applicazioni nel mondo reale.
Comunicare significa donare parte di noi stessi, ed è questo il motivo per cui la divulgazione scientifica è una delle mie più grandi passioni.