La serendipità ed il pensiero divergente
3 min readCi sono parole che risuonano dentro di noi più di altre, frasi tatuate sulla pelle che diventano ispirazioni, guide…
Avete mai sentito parlare di serendipità ?
La parola “serendipity” mi piace profondamente. Essa è utilizzata sia in ambito cinematografico nelle commedie romantiche, sia in ambito scientifico e psicologico ad indicare uno specifico mindset o atteggiamento nei confronti della realtà.
Nel linguaggio quotidiano si può ricondurre a tanti aspetti: la capacità di scoprire dettagli, luoghi, grazie ad una fortunata coincidenza, il batticuore che si prova di fronte ad una scoperta, la magia degli incontri inaspettati, l’apertura alle novità…Perdersi in nuovi itinerari durante un viaggio, è essere ricettivi verso ciò che ci circonda per coglierne i legami e le intuizioni…
Lo scrittore Horace Walpoce ha coniato il termine “serendipity” dopo aver scoperto un’antica favola persiana “i tre principi di Serendip” (antico nome dello Sri Lanka), che raccontava una particolare capacità dei protagonisti.
I Principi riuscivano a fronteggiare ogni situazione grazie alla capacità di realizzare scoperte per caso e con perspicacia.
Alcuni ricercatori dell’Università la Sapienza, hanno cercato di trovare le prove per spiegare come il cervello possa formulare delle ipotesi in modo inaspettato o senza averne l’intenzione di scoprirli.
Se agiamo senza seguire ipotesi o previsioni stabilite, siamo più portati ad esplorare nuove alternative ed a rimanere più vigili. Le misurazioni elettrofisiologiche mostrano come la mancanza di regolarità dello stimolo ( non appaiono a intervalli fissi), determini una durata maggiore di immagazzinamento nella corteccia visiva. Come se il cervello mettesse in atto questo trucco di aumento dell’attenzione per ovviare al fatto che non sa bene cosa aspettarsi.
Quando cerchiamo ma senza sapere bene che cosa, è più facile che ci accorgiamo di qualcosa che altrimenti ci sarebbe sfuggito.
Dunque la serendipità si può ricollegare in qualche modo all’atto creativo, al superamento degli aspetti routinari e rigidi delle realtà.
Il Pensiero creativo, definito anche divergente o laterale, indica la capacità di trovare diverse soluzioni ad uno stesso problema, di generare nuove ingegnose idee.
Lo psicologo statunitense Joy Paul Guilford ha esplicitato alcune aspetti del pensiero divergente come: la fluidità (capacità di produrre un numero elevato di idee); la flessibilità (adottare strategie diverse); l’originalità di produrre idee insolite e l’aspetto dell’elaborazione, cioè di rendere concrete le proprie idee.
È sicuramente il più famoso caso di serendipità quello legato alla scoperta della pennicillina. Alexander Fleming, nel 1928 trovò qualcosa di strano nelle sue colture batteriche dopo essere ritornato da una vacanza. Una delle capsule presentava uno strano alone bianco all’interno del quale le colonie batteriche inoculate non crescevano. Fleming capì la potenzialità di questa scoperta e iniziò le ricerche che portarono alla produzione del primo antibiotico efficace contro numerosi batteri.
In ambito scientifico dunque sono fondamentali anche lo slancio emotivo, l’entusiasmo, l’intuizione oltre che la razionalità.
La voglia di esplorazione e di curiosità sono aspetti tipici di una mente sgombra da giudizi come quella di un bambino.
Uscire da ciò che viene detta zona di confort può aumentare la possibilità di avere occhi attenti e nuovi. Imparare a rallentare, a meditare, a godere di piccoli istanti ed a ritrovare la magia anche quando sembra lontana.
Lo scrittore Paulo Coelho sosteneva che riusciamo a comprendere il miracolo della vita, solo quando lasciamo che l’inatteso accada.
Sono Roberta, sono una Psicologa del benessere e dello sport. Specializzata in trattamenti funzionali anti-stress, basati sulla psicologia funzionale di Luciano Rispoli. Possiedo inoltre una formazione nell’ambito delle risorse umane, della formazione e dell’educazione.
Amo i dettagli della vita e delle persone, amo il mare, lo sport, la poesia, la scrittura ed il teatro.