Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Aprile 27, 2025

La vita inizia da un miliardo di esempi

6 min read
La definizione tradizionale dell'intelligenza artificiale come sistema autonomo che opera senza la necessità del coinvolgimento umano è una definizione tanto inadatta quanto pericolosa. Un’alternativa a questa visione è l’intelligenza aumentata.

È l’11 maggio del 1997, la guerra fredda è finita da pochi anni. Stati Uniti e Russia si affrontano di nuovo, questa volta, però, davanti ad una scacchiera. La Russia schiera Gary Kasparov, probabilmente il più grande scacchista in carne e ossa mai esistito. Gli Stati Uniti mettono in campo Deep Blue, un’intelligenza artificiale sviluppata da IBM con l’esplicito compito di battere Kasparov.

È il sesto fatidico match tra di loro. C’è una pressione nell’aria incredibile. I commentatori dell’epoca parlano di “the brain’s last stand”, l’ultimo baluardo di difesa del cervello umano (mica male!). Il risultato? Lo conosciamo tutti: vince Deep Blue. È la più sonora batosta mai inferta all’intelligenza umana se non perché gli scacchi rappresentano il vertice dell’intelletto.

Pensiamoci, il più grande scacchista mai esistito viene sconfitto da un computer che è infinitamente meno potente di quello che abbiamo in tasca e che per lo più utilizziamo per postare, commentare o chattare. Ne ha fatta di strada la tecnologia in vent’anni, eppure, non ce ne siamo nemmeno (quasi) accorti. E quanta ne farà nei prossimi venti?

Fra vent’anni i nostri figli si staranno affacciando sul mondo del lavoro con una tecnologia che cresce esponenzialmente. Cosa diciamo a questi ragazzi? Che è inutile che si trovi uno sbocco lavorativo? E che nella migliore delle ipotesi fra vent’anni le macchine faranno meglio quello che potrebbero fare loro, più velocemente e magari a costo zero? Nella peggiore delle ipotesi, invece, le macchine ci soggiogheranno e si vedranno dei cervelli in vitro.

Fortunatamente in tanti, come me, non credono che sia questo il paradigma. Si parla tanto dell’era dell’intelligenza artificiale ma oggi sarebbe più corretto parlare dell’era dell’intelligenza aumentata. Per capire meglio il concetto di intelligenza aumentata torniamo alla gara di Kasparov-DeepBlue e proviamo a fare un passo in avanti.

Della famosa partita un po’ tutti ne sono a conoscenza, ma quello che non tutti sanno è ciò che è accaduto il giorno dopo. È il 12 maggio del 1997, Garry si sveglia nella sua stanza d’albergo e rosica. Ma rosica tanto. Non gli va proprio giù il fatto di essere stato battuto da una stupida e ignorante macchina, programmata da chissà che nerd, nel suo basement nell’Oklahoma.

“Lui è il grande campione e ci deve essere stato un trucco: ci deve essere un grande maestro dietro le quinte che fa finta di essere un algoritmo”. Con questa idea nella mente Gary Kasparov, nel corso dell’anno successivo, crea un nuovo torneo di scacchi in stile freestyle dove uomo e macchina collaborano e si sfidano.

Nel 2005 si svolge un particolare torneo in cui si sfidano e si affrontano i cosiddetti “centauri”: delle squadre miste di intelligenza artificiale e intelligenza umana. Lo scopo è proprio quello di cercare di capire chi avrà la meglio e quale combinazione funzionerà bene.

Già da tempo era acclarato che fosse impossibile battere un’intelligenza artificiale realmente forte. Quindi in realtà la risposta – se procediamo secondo la logica – dovrebbe essere abbastanza ovvia.

Facciamo un esempio: se io ora volessi fare un doppio a tennis e decidessi di giocare con Federer, sicuramente non sarà il mio supporto ad aumentare le sue probabilità di vittoria, anzi, probabilmente Federer vorrà giocare da solo contro due avversari piuttosto che avere di fianco un giocatore come me che non può che limitarlo.

Ecco, negli scacchi non fu questo ciò che accadde. Un campione di scacchi assieme ad un’intelligenza artificiale, non solo vinceva regolarmente contro le singole intelligenze artificiali ma a vincere questo torneo furono due ragazzi – due giocatori mediocri che non sono passati alla storia se non per questo – assieme a tre computer che singolarmente erano tutti e tre molto limitati e deboli, rispetto all’algoritmo più importante di allora che si chiamava Hydra.

Se ci pensiamo è pazzesco. È la prima dimostrazione che se uniamo l’intelligenza artificiale con quella umana otteniamo qualche cosa che è molto più grande della somma delle singole parti.

Questi due ragazzi facevano giocare la partita ai tre computer e in caso di accordo (fra algoritmi) optavano per la loro proposta.

Ma la magia avveniva quando c’era il disaccordo, ossia quando i tre computer avanzavano mosse completamente differenti. A questo punto entravano in scena i due ragazzi, analizzavano la partita a 360° con dei criteri differenti da quelle delle intelligenze artificiali cercando di capire e di interpretare il perché gli algoritmi avessero indicato delle valutazioni diverse rispetto alle mosse da fare.

In questo modo prendevano una decisione loro. Questo portò alla vittoria del torneo. Non fu una vittoria né dell’intelligenza artificiale, né di quella umana. Fu una vittoria del processo di collaborazione dei due sistemi.

Fu vero nel 2005 negli scacchi tanto quanto lo è oggi, nel 2021, in qualunque ambito in cui noi possiamo pensare di applicare l’intelligenza artificiale. E questo deriva da alcuni limiti costitutivi legati a come è pensata oggi l’AI.

Innanzitutto, un primissimo limite è quello che si è soliti esprimere attraverso il seguente motto: “Life begins at a billion examples”. La vita (artificiale) inizia da un miliardo di esempi. Questo non è un segreto per nessuno: le reti neurali robuste necessitano di addestrarsi su un set di dati molto corposi, milioni se non addirittura miliardi di dati.

Pensiamo a come apprende l’uomo, vale lo stesso anche qui?

In realtà noi non abbiamo bisogno di accedere a milioni di esempi per arrivare ad un buon livello di affidabilità, in aggiunta siamo anche flessibili. L’intelligenza artificiale non riesce ad uscire dal solco tracciato dal suo apprendimento poiché per sterzare, un sistema che si è addestrato su milioni e milioni di dati, ci vorrà molto tempo in quanto non bastano pochi dati (verrebbero considerati come anomalie). Noi esseri umani siamo in grado di considerare l’unicità delle situazioni e valutarle caso per caso.

Il secondo limite di cui dovremmo essere consapevoli è legalo al fatto che l’AI eccelle in modo supremo nei cosiddetti sistemi chiusi, ossia quei sistemi (scacchi, Go, dama ecc.) che seguono delle regole che sono uguali da 1500 anni.

Provate a cambiare una stupidissima regola; aggiungete una riga alla scacchiera, rendetela rettangola o invertite torri coi cavalli. Un campione di scacchi non avrebbe nessun problema ma neanche un giocatore mediocre si troverebbe in difficoltà ad adattare il proprio modo di giocare. L’algoritmo, invece, andrebbe in panne, diventerebbe un bambino che non ha mai visto una scacchiera perché non è in grado di generalizzare il proprio apprendimento. Mentre ad un bambino (in carne e ossa) gli basta vedere una o due volte un cane per farsi un’idea di come sono fatti i cani (per generalizzare).

L’algoritmo non ha solo bisogno di tanti dati: se cambiano le regole del gioco deve necessariamente essere riaddestrato di nuovo. L’AI (ristretta) non funziona laddove le regole cambiano minuto per minuto, basti pensare alle auto a guida autonoma.

Questo non vuol dire che sono da buttare via, anzi, è grazie a queste tecnologie che abbiamo fatto un salto in avanti nell’elaborazione di dati ed estrapolazione di informazioni utili per svariate applicazioni.

Ci sono altri limiti come il black box effect e i bias che sono sotto osservazione e approfondimento e che, insieme agli altri due, rappresentano un problema centrale di quasi tutte le università e i centri di ricerca.

L’Intelligenza Artificiale pura è l’insieme di discipline matematiche, informatiche ed ingegneristiche che consente di svolgere compiti ritenuti un tempo appannaggio esclusivamente umano, indirizzando problemi che vengono risolti dall’uomo tramite la propria intelligenza.

In questo contesto, si riconosce all’algoritmo una propria autonomia: una volta effettuato l’addestramento, il sistema volontariamente inizia l’azione nel suo ambiente e persegue degli obiettivi senza confrontarsi con nessuno.

Al contrario, l’Intelligenza Aumentata integra e supporta la pianificazione, l’analisi ed il pensiero umano, mantenendo inalterata la visione dell’uomo come “attore” al centro dell’interazione uomo-macchina. In tal senso, la vita inizia per davvero e l’intelligenza esplode da un miliardo di esempi.

LINK UTILI:

Is augmented intellgence the best perspective on AI?

Thinking machines: the search for Artificial Intelligence

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.