L’Antropologia e il suo valore in epoca moderna
4 min readParlare di ed avere conoscenza di Antropologia Culturale nel mondo contemporaneo è cosa estremamente necessaria in uno scenario che si avvia sempre più verso una globalizzazione e un’unificazione di costumi e stili di vita, in un contesto che si riavvicina sempre più, seppure solo in modo mediatico.
Avere una base di conoscenze antropologiche vuol dire non perdersi nel mare “globale”.
Poiché qualunque cosa della nostra vita quotidiana di moderni cittadini occidentali è intrisa di forme non definite, l’antropologia può servire per orientarci in un mondo sempre più confuso in quanto sempre più complesso.
L’Antropologia culturale serva per avere una migliore comprensione di base dei blocchi culturali esistenti nel pianeta e di come essi si stiano mischiando, a volte in modo conflittuale; ne sono un esempio i conflitti etnico-religiosi che insanguinano il mondo moderno.
L’Antropologia si occupa di studiare e capire le culture diverse, mentre la sociologia si occupa di indagare la nostra, pur utilizzando entrambe gli stessi metodi.
Essa è metà scienza e metà letteratura, un sapere che sta in mezzo fra più mondi e, a livello disciplinare, misto. Non è scienza pura come la neurologia o la psicologia o la sociologia, avendo a che fare con le culture che non sono un sistema rigido e scientifico.
Possiamo dunque definirlo come : un sapere di frontiera che si occupa di comprendere l’altro, il diverso, sia a livelli macro che micro o come il sapere della diversità umana.
Coloro i quali definiscono inutile la disciplina antropologica sono convinti che il nostro stile di vita sia l’unico concepibile, che gli altri non valgano la pena di essere considerati: un fenomeno che in antropologia è definito “etnocentrismo”.
Inglobare tutte le scienze
Come scienza si serve della pedagogia, delle neuroscience, della politica, della letteratura. Oggi più che mai i giovani che vivono il mondo contemporaneo dovrebbero allenare la loro mentalità di cittadini del mondo attraverso l’Antropologia Culturale.
Le sue origini, sicuramente francesi, si perdono nel fumo dell’ 800; altrettanto certamente hanno gli illuministi e Rousseau come padri di concezione.
Viaggiare e tornare
Il nucleo fondante è l’Etnografia, ovvero la ricerca sul campo, si basa su metodi di raccolta “dal vivo”: andare lontano, osservare le differenze, compararle e capire in che modo determinano l’uomo nella sua esistenza.
Quando il lavoro sul campo termina, entra in gioco l’Etnologia che si occupa di trasformare la moltitudine comportamentale degli esseri umani nelle fondamentali istituzioni della società.
Inoltre confronta i gruppi umani per trarne leggi di comportamento, attraverso il metodo deduttivo.
E il nostro studioso tenta di rimettere l’individuo biologico in un contesto ambientale e sociale tale da trasformarlo in individuo, seppur distinto nella propria vita.
Attenzione, i nostri studiosi si sdoppiano anzi si triplicano : etnografo, etnologo e antropologo sono spessissimo riassumibili in una sola persona, che svolge, e deve saper svolgere, tutti e tre i ruoli.
Ma allora possiamo dire che sono anche esploratori? Non proprio.
Perché il viaggio antropologico, come scrive Kluckhohn, è un “giro lungo”, un giro mediante il quale usciamo assolutamente dal nostro ordine per tornare a casa dopo essere passati per altri costumi, per altri ordini.
Il lavoro svolto dagli Antropologi è stato lungo e complesso spesso si è trascinato dietro quelle condizioni delle nazioni anche più progredite, tendenti a definire i popoli non civilizzati con termini come “cannibali”, “animali”, “mostri”, “scimmie”. Queste immagini di umanità sono il risultato di un giro molto corto.
E se tutta la civiltà occidentale con il fenomeno di massa dell’immigrazione sta migliorando, e certi miti razzisti si stanno attenuando, questo lo si deve sia alla diffusione dei viaggi. Essi hanno permesso a molti occidentali sia di scoprire culture diverse, sia la diffusione sempre maggiore della letteratura di viaggio, compresa quella antropologica.
La civiltà occidentale è stata la prima a sviluppare una disciplina come l’antropologia, vale a dire una disciplina che si interessasse al resto del mondo. Dapprima con approcci superiori, via via con maggiore metodo e soprattutto senza pregiudizio.
Lévi-Strauss, Malinowsky, Boas, De Martino, ci hanno portato attraverso mondi esotici o magici non solo alla scoperta dell’altro ma al confronto con noi stessi e con la nostra società, non senza conflitti e confronti e nuovi metodologie.
Vi abbiamo convinti della fondamentale importanza dell’Antropologia nel mondo moderno? Ma soprattutto vi abbiamo incuriosito e invogliati alla lettura dei seguenti studi: “Tristi Tropici” di Levi- Strauss o di “ Argonauti del Pacifico Occidentale” di Malinowski o ancora di “Sud e Magia” di De Martino?
Mi sono laureata in Lettere con indirizzo antropologico-geografico presso l’Università di Salerno. Ho conseguito due master: in Marketing presso lo IED di Milano e in Logistica Internazionale presso l’Università di Firenze. Ho fatto della Antropologia e della Etnografia una passione ed un lavoro. Attualmente sono docente di italiano nella scuola secondaria di primo grado, occupandomi di antropologia sociale e culturale della preadolescenza. Leggere è la mia passione, scrivere il mio impulso irrefrenabile.