Novembre 21, 2024

L’INDIA APPRODA SULLA LUNA: IL SUCCESSO DI CHANDRAYAAN-3

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Chandrayaan-3 sbarca sulla Luna e l'India fa la storia come primo paese ad atterrare vicino al polo sud lunare con il suo lander.

A pochi giorni dalla disfatta della sonda russa Luna-25, schiantatasi sulla superficie del nostro satellite lo scorso 20 agosto, la sonda indiana Chandrayaan-3 è correttamente atterrata in prossimità del polo sud lunare il giorno 23 agosto alle 14.33 (ora italiana). Ad oggi, l’India è la quarta nazione al mondo ad aver raggiunto la Luna, dopo USA, Russia e Cina. In caso di dubbi, si rimanda a questa guida anti-complotto.

La missione è riuscita dove il suo predecessore, Chandrayaan-2, aveva fallito a causa di un problema ai propulsori, rendendo questo risultato storico non solo per la nazione stessa, ma anche per le sue future ricerche spaziali: infatti lo scorso giugno l’India ha firmato gli accordi Artemis, con l’obiettivo di guidare l’attività di esplorazione e l’uso pacifico dello spazio atmosferico. Lo stato diventa così il ventisettesimo paese ad entrare in uno dei più ambiziosi progetti degli Stati Uniti e ha inoltre approvato un finanziamento da 300 milioni di dollari per la costruzione di un interferometro laser per l’osservazione delle onde gravitazionali, il quale funzionerà in cooperazione con analoghi strumenti europei ed americani.

Immagine della Luna scattata da Chandrayaan-3. Credits: ISRO.

Sebbene l’India stia assumendo un ruolo sempre più rilevante nel campo delle ricerche extra-atmosferiche, non dimentichiamo che l’atterraggio della sonda rappresenta solo l’inizio di un lungo periodo di lavoro, che terrà occupati gli scienziati dell’Indian Space Research Organization (ISRO) nello studio dei dati lunari.

BREVE STORIA DI CHANDRAYAAN-3

Chandrayaan-3 è la terza missione spaziale indiana della ISRO. Lo scopo è piazzare un rover e un lander sulla superficie della Luna e permettere loro un giorno lunare (14 giorni terrestri) di funzionamento e raccoglimento dati. Per essere precisi, in astronautica si definisce lander un veicolo di atterraggio che effettua discesa e sosta su un corpo celeste; utilizza i paracadute per rallentare e mantenere una bassa velocità terminale. In alcuni casi, piccoli razzi di atterraggio vengono attivati appena prima dell’impatto per ridurre la velocità.

Il rover è un veicolo adibito al trasporto sul corpo celeste e viene portato dal lander stesso sul pianeta (o sul satellite): sono provvisti di pannelli solari per alimentarsi e hanno grosse ruote per superare gli ostacoli presenti sul percorso.

Infine, esistono parti di navicelle spaziali, detto orbiter, che restano in orbita attorno ad un pianeta o satellite, mentre il lander prepara l’atterraggio e si sgancia.  

I lander e rover di Chandrayaan-3 sono simili a quelli di Chandrayaan-2, il cui lander, Vikram, si schiantò sulla superficie lunare, a 750 metri dalla zona dove era previsto l’atterraggio, a causa di un problema di software che impedì la comunicazione fra l’ISRO e il lander stesso.

Tuttavia, la missione Chandrayaan-2, nel 2019, non fu una disfatta totale e permise l’utilizzo di un orbiter per l’individuazione di zone sulla superficie lunare contenenti acqua o ghiaccio. Orbiter di cui, invece, Chandrayaan-3 è sprovvisto.

IL VIAGGIO VERSO LA LUNA

Il viaggio di Chandrayaan-3 verso la Luna è durato circa 40 giorni ed è iniziato il giorno 17 Luglio, quando il razzo indiano LVM3 è stato lanciato. Data la massa della sonda (3900 kg), il razzo l’ha portata fino ad un’orbita temporanea, cosiddetta di parcheggio, dalla quale la sonda si è allontanata fino ad una orbita di inserzione lunare, ovvero una traiettoria con destinazione la Luna. Raggiunta l’orbita lunare, Chandrayaan-3 si è progressivamente abbassata, scendendo in quota. Ad una altitudine di 100 km è iniziato l’allunaggio: il lander si è sganciato dal modulo di propulsione ed ha raggiunto il polo sud lunare, toccando il suolo del nostro satellite ad una velocità di 2 metri al secondo in direzione verticale.

LVM3. Credits: Wikipedia.

LA MISSIONE SCIENTIFICA

Il lander e il rover lavorano ad energia solare e hanno circa due settimane per studiare l’ambiente circostante.

Il rover è in comunicazione con il lander, che invece comunica direttamente con la Terra, ed è provvisto di due strumenti: il Laser Induced Breakdown Spectroscope (LIBS), per determinare la composizione chimica e mineralogica del suolo lunare, e l’Alpha Particle X-ray Spectrometer (APXS), uno spettroscopio a raggi X focalizzato principalmente sulla ricerca di elementi specifici, quali magnesio, alluminio, silicio, potassio, calcio, titanio e ferro.

Il lander è a sua volta equipaggiato con quattro strumenti: Radio Anatomy of Moon Bound Hypersensitive ionosphere and Atmosphere (RAMBHA) per misurare la densità del plasma (ioni ed elettroni) in prossimità della superficie e le sue variazioni nel tempo;  il Chandra’s Surface Thermo physical Experiment (ChaSTE), per lo studio delle proprietà termiche della Luna in prossimità dei suoi poli; l’Instrument for Lunar Seismic Activity (ILSA), per misurare la sismicità attorno al sito di atterraggio e delineare la struttura della crosta e del mantello lunare e infine il Laser Retroreflector Array (LRA), uno strumento sviluppato per lo studio del moto lunare.

Modulo integrato di Chandrayaan-3. Credits: Wikipedia.

In particolare, l’LRA dispone di retroriflettori passivi che permettono misure di distanze Terra-Luna, facendo rimbalzare i segnali dal retroriflettore e monitorando quanto tempo ci vuole per il loro ritorno.

Con questa tecnologia, Chandrayaan-3 studierà una zona della Luna ad oggi inesplorata e che si ritiene possa contenere acqua a ghiaccio, risorse essenziali per le prossime missioni. Se l’obiettivo è quello di (ri)portare l’essere umano sulla Luna, l’acqua è una molecola di cui non si può fare a meno e, in aggiunta, può essere divisa in ossigeno ed idrogeno. Il primo è fondamentale per respirare, mentre il secondo è un buon propellente per alimentare un razzo con destinazione la Terra o, forse, qualche angolo inesplorato del nostro Sistema Solare.

Per approfondimenti si rimanda al sito dell’ISRO.

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