L’intelligenza artificiale a casa
5 min readSuona la sveglia e ti svegli la mattina. Banale, se non si trattasse del nuovo singolo del tuo artista preferito, che non sapevi nemmeno fosse uscito, ma l’intelligenza artificiale si, lo sapeva e conosce tutti i tuoi gusti.
Questo perché l’AI, che gestisce i diversi apparati di casa tua, ti sorveglia e cerca di semplificarti la vita. Conosce i tuoi obiettivi di allenamento (che hai impostato sulla app di fitness) e si è permessa di prenotarti la lezione adatta in palestra. Apri il frigorifero e c’è quello che serve: ha ordinato online facendo rifornimento in automatico quando un prodotto è quasi finito.
Esci e la casa in automatico spegne il riscaldamento; penserà lei a riaccenderlo qualche ora prima del tuo ritorno, in base alle tue abitudini registrate oppure, meglio ancora, alle informazioni che arrivano dalla mappa GPS che ti riporta a casa. Nel frattempo, un robot a casa spazza e lava i pavimenti.
Quando sei fuori arriva un altro pacco con il cibo ordinato dal frigorifero. Le telecamere della porta di casa riconoscono il furgone del corriere, si coordinano con la serratura per aprirla e verrà scattata la foto del fattorino, per sicurezza. E se il pacco è leggero, c’è un drone a portarlo invece dell’automezzo.
Il (robot) drone parla con la (robot) porta – tra robot ci si intende – e la consegna è portata al sicuro in casa. Una volta tornato, sulla porta, lo scanner della retina oculare ti riconosce e ti fa entrare. Le luci si accendono in automatico e con un comando vocale <buonanotte> si spengono le luci e in contemporanea fa partire una musica meditativa, che si interromperà non appena il sistema rileverà che ti sei addormentato.
Fantascienza? In realtà, questo scenario comprende tecnologie in gran parte disponibili sul mercato. Ad oggi manca ancora la parte dell’anticipazione dei nostri desideri: la casa smart tende ad eseguire ordini e routine che abbiamo stabilito in modo esplicito.
Per quanto l’AI possa prevedere i nostri desideri, non è ancora prassi permetterle di prendere decisioni automatiche di conseguenza. Probabilmente ci arriveremo se crescerà l’accuratezza di queste previsioni e la nostra fiducia nei suoi riguardi.
Nel mondo digitale, del resto, è già così. Ci fidiamo della selezione di contenuti eseguita dall’algoritmo di Spotify o Facebook, analogamente a quanto avviene nel mondo fisico in certi settori lavorativi, dove l’AI compie decisioni in totale autonomia.
Sembra naturale che anche a casa si arrivi a questo passaggio. All’opera ci sono tecnologie come l’internet delle cose ed un algoritmo intelligente. Gli oggetti sono connessi a Internet per poter dialogare con l’utente (e altri oggetti) a distanza con il cloud del produttore, da cui traggono alcune funzioni e laddove avviene parte dell’elaborazione algoritmica.
Nel 2019 sono stati utilizzati 14,2 miliardi di dispositivi connessi e da qui ad un anno il numero totale raggiungerà i 25 miliardi, secondo il Gartner Survey.
Ecco qualche esempio tratto da prodotti già ora in commercio.
Lavatrici intelligenti: regolano in modo automatico (attraverso l’AI control) le modalità di lavaggio e detergenza da utilizzare in base al peso del carico e al tipo di tessuto; possono anche inviare automaticamente un avviso quando il detersivo è esaurito.
Adottando tali tecnologie, gli utenti possono ridurre di circa il 30% il consumo di detersivo ed energia, aumentando l’efficacia della pulizia. Ci possono essere, inoltre, funzioni di manutenzione predittiva e diagnostica intelligente.
Frigoriferi intelligenti: utilizzano un algoritmo ad apprendimento automatico profondo e una videocamera, per riconoscere gli alimenti all’interno e comunicarne la lista agli utenti, a distanza su app; forniscono anche una lista delle possibili ricette che si possono fare con gli ingredienti.
Speakers intelligenti: sono dispositivi dotati di assistenti vocali, la stessa tecnologia che troviamo negli smartphone e negli smart tv per la ricerca di programmi e contenuti. I motivi principali per cui conviene avere questi dispositivi a casa sono due: la comodità ed il risparmio energetico.
Termostato intelligente: assolvono ad entrambi gli scopi (risparmio e comodità) e permettono una gestione smart della temperatura variandola in modo dinamico e automatico a seconda della presenza o meno di persone. Il dispositivo registrerà le temperature preferite dall’utente a seconda dei momenti della giornata, così come apprenderà in quali momento è più probabile che l’utente sia dentro o fuori casa. Potrebbe capirlo anche collegandosi alla posizione dello smartphone e regolerà la temperatura di conseguenza.
Robot pulitori: sono in grado di pulire automaticamente gli spazi stretti e generalmente trascurati. Gli algoritmi fanno una mappa 3D dello spazio circostante e imparano i percorsi migliori per pulirlo nel modo più rapido ed efficiente possibile. Alcuni modelli, inoltre, sono dotati di comandi vocali.
Altre funzioni dell’AI per la casa servono alla sicurezza. Videocamere e sensori riconoscono, rispettivamente, movimenti o vibrazioni sospette e possono lanciare allarmi in qualsiasi momento. Questa tecnologia potrebbe in futuro identificare situazioni anomale in casa, per esempio la presenza di estranei o situazioni di violenza domestica.
Un mondo tutto perfetto, almeno fino a qui!
Nel 2018 Danielle, un utente Alexa di Portland, Oregon, ha scoperto il lato oscuro – l’latra faccia della medaglia – delle comodità degli smart speakers. Aveva installato dispositivi Echo Alexa e lampadine intelligenti in ogni stanza della casa. Salvo poi scoprire che Alexa aveva registrato una conversazione tra lei e suo marito e ne aveva inviato l’audio ad un contatto casuale nella rubrica senza il loro permesso.
Danielle ha scoperto il problema quando ha ricevuto una telefonata allarmante da uno dei colleghi di suo marito che riportava: < scollega i tuoi dispositivi Alexa subito, stiamo ascoltando tutto>. Amazon ha riconosciuto il problema e ha ricostruito così la causa: < Alexa si è attivata a causa di una parola in una conservazione di sottofondo che suonava come “Alexa”. Quindi la conversazione successiva è stata percepita come una richiesta di ‘invio messaggio’ e Alexa ha chiesto ad alta voce ‘A chi?’.
A quel punto, la conversazione in background è stata interpretata come un nome nell’elenco dei contatti. Alexa ha quindi chiesto ad alta voce ‘[nome contatto], giusto?’. Il dispositivo ha quindi interpretato la conversazione in background come ‘giusto’.
Insomma una catena di equivoci degna di una vecchia commedia italiana e che tra l’altro conferma la possibile fallacia degli algoritmi di riconoscimento vocale e i disagi che ne possono derivare per l’utente.
I problemi sono senza dubbio all’ordine del giorno ma la corsa al miglioramento degli algoritmi AI promette sistemi di domotica più sicuri ed affidabili.
Sono un ricercatore presso Co.Mac – CFT, un importante gruppo italiano che opera nell’ambito degli impianti industriali. Laureato in ingegneria Meccanica con specializzazione in Meccatronica al Polimi. Attualmente studio automazione con particolare focus verso gli algoritmi di intelligenza artificiale e le sue applicazioni nel mondo reale.
Comunicare significa donare parte di noi stessi, ed è questo il motivo per cui la divulgazione scientifica è una delle mie più grandi passioni.