Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

Aprile 17, 2025

L’invenzione del tempo. Il tempo esiste o è solamente una convenzione sociale?

3 min read
Gli occidentali tendono a generalizzare il concetto di tempo, quando sarebbe più opportuno parlare di percezione del tempo. Questa varia per cultura, epoca e tradizione.

Può sembrare una di quelle domande poste in un corso di filosofia, che alle orecchie di uomini di scienza risultano banali e costituite di concetti estremamente rarefatti. Ma Albert Einstein ci dimostra che non è così. Sia lo spazio, sia il tempo sono concetti vincolati alla nostra percezione:

Lo spazio non è una realtà oggettiva, ma solo un ordine o una disposizione degli oggetti che percepiamo in esso, il tempo non ha un’esistenza indipendentemente avulsa dall’ordine di eventi attraverso cui noi lo misuriamo.

Albert Eistein

Noi occidentali inoltre tendiamo a generalizzare il concetto di tempo, mentre sarebbe più opportuno parlare di percezione del tempo, in quanto essa varia per cultura, epoca e tradizione.https://www.antropia.it/lantropologia-e-il-suo-valore-in-epoca-moderna/

Questo concetto è dunque inevitabilmente legato ad esigenze sociali, dobbiamo, perciò, prendere atto che è una convenzione indispensabile per le relazioni umane (uomo-natura, uomo-società).

Per quanto riguarda la classificazione generale del tempo possiamo operare una divisione tra due macrocategorie: 

  • categorie informali: approssimative e non definitive (es. tra un poco, tempo fa ecc)
  • categorie formali: unità di misura specifiche come minuto, ora, mese, anno ecc.

Su cosa si basa il concetto di tempo?

Come spesso accade quando gli uomini si trovano a doversi dare delle regole, la natura rappresenta sempre il principale punto di riferimento. Il ripetersi ciclicamente di determinati fenomeni, come l’alternarsi del giorno e della notte o delle stagioni, ci ha infatti permesso di concepire il tempo come qualcosa di ripetitivo.

Allo stesso tempo però si è fatta sempre più presente la necessità di organizzare il tempo anche in maniera lineare, ancorandolo alla storia. 

Queste due concezioni coesistono in diversa misura tra i popoli, anche a seconda del loro contatto e della loro accettazione della cosiddetta “civiltà”.

I calendari

Vari fattori hanno determinato la presenza attuale di molti calendari diversi nel mondo; tra questi i più rilevanti sono i commerci, le espansioni e i viaggi.

Anche se si è soliti considerare i popoli primitivi come vincolati all’imminente, ciò non è da reputarsi del tutto corretto. Infatti, molte tribù africane, per esempio, mettono in atto riti dalle tempistiche pluriennali, e oltre a questo la concezione è comunque legata anche ad eventi storici come epidemie o catastrofi.

Inoltre, quello della ciclicità del tempo non è però l’unico punto di riferimento per un calendario. Per esempio, gli eschimesi fondavano la loro concezione e gestione del tempo anche su eventi sociali, ovvero si disperdevano d’estate e si adunavano d’inverno.

A volte, e in determinati contesti, può essere anche il lavoro a determinare lo scandirsi del tempo, come nel caso dei calendari contadini. Ad esempio, i nuer improntano tutti e dodici i mesi del loro calendario a particolari attività, quindi sono queste ultime a determinarne la durata effettiva.

Per saperne di più:

Marco Aime, 2008, “Il mio primo libro di antropologia”, Einaudi, Torino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Copyright © All rights reserved. | Newsphere by AF themes.