Lo psicologo di base: perché l’Italia dovrebbe investire in questa figura?
7 min readIn Italia poter consultare una psicologa o uno psicologo è un privilegio di pochi: nel nostro paese il mestiere dello psicologo è principalmente un impiego da liberi professionisti, i cui tariffari risultano spesso proibitivi per le fasce più vulnerabili della popolazione. Di fronte a una situazione simile, ci si potrebbe aspettare che il settore pubblico possa compensare offrendo servizi di sostegno psicologico accessibili ed economici, in modo da colmare questa disparità. Eppure in Italia, secondo un’indagine del 2023, risultano presenti 5mila psicologi pubblici per 60 milioni di abitanti, lo stesso numero di 40 anni fa. Recentemente, anche in seguito alla pandemia, sono nati sempre più servizi privati di sostegno psicologico a prezzi calmierati, sia in sportelli di ascolto ad hoc finanziati da associazioni del territorio, sia da servizi paralleli, come le più celebri piattaforme di terapia online. Questo vuoto istituzionale continua a rappresentare un ostacolo alla tutela del diritto 32 della Costituzione Italiana, che recita “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Il diritto alla salute a quanto pare non include la salute mentale.
In Europa, per riuscire a rispondere alla sempre maggiore richiesta di assistenza psicologica, sono stati implementati numerosi servizi promossi dai Ministeri della salute nazionali che hanno permesso alla popolazione più vulnerabile di trovare una risposta a questo bisogno. Paesi come la Germania, il Regno Unito, la Francia, la Spagna e la Svezia hanno scelto di effettuare una vera e propria rivoluzione socio-sanitaria: implementare una nuova figura professionale, il Primary Care Psychologist, o Psicologo delle Cure Primarie, più comunemente definito “psicologo di base”. I Paesi Bassi addirittura hanno recentemente festeggiato i 30 anni dall’implementazione di questa figura professionale. E in Italia? Questa figura è stata inserita solo negli ultimi anni e all’interno di poche specifiche regioni italiane. Ma cos’è lo psicologo di base e per quale motivo in Europa sempre più nazioni hanno scelto di investire in questa figura professionale?
Cos’è lo psicologo delle cure primarie e quali servizi può offrire?
Lo psicologo di base è una figura professionale che offre supporto psicologico primario analogo a quello del medico di base per la salute fisica. Il ruolo dello psicologo delle cure primarie è sia preventivo che terapeutico e mira a fornire interventi tempestivi utili a prevenire l’insorgenza e l’acutizzazione delle problematiche psicologiche, riducendo di pari passo anche la spesa pubblica connessa alla presa in carico di una forma di disagio oramai cristallizzata. Inoltre ha l’obiettivo di integrare il supporto psicologico all’interno di una rete comune agli altri servizi sanitari, garantendo una gestione a tutto tondo del benessere del paziente. L’obiettivo principale del servizio è quello di intercettare le problematiche psicologiche sul nascere riducendo il carico sui servizi specialistici e ospedalieri. Questa figura si occupa di vari aspetti della salute psicologica della persona: la presa in carico dei disturbi psicologici della popolazione, costituendo un filtro sia per i livelli secondari di cure (Consultori, Centri di Salute Mentale, Residenze Sanitarie…) che per il pronto soccorso; l’intercettazione dei bisogni di benessere psicologico inespressi dalla popolazione attraverso attività di prevenzione e empowerment della salute psicologica fin dalla più giovane età; la gestione di disagi emotivi transitori ed eventi stressanti; la presa in carico di disagi legati all’adattamento a fasi del ciclo di vita, ai lutti, alla perdita del lavoro, alle separazioni e alle malattie croniche; il sostegno psicologico alle diagnosi infauste e alla cronicità o recidività delle malattie; il supporto all’equipe dei professionisti sanitari.
Il servizio di psicologia delle cure primarie avendo la finalità di intercettare e rispondere ai bisogni di assistenza psicologica dei cittadini, affianca e integra l’azione dei medici di medicina generale (MMG) e dei pediatri di libera scelta (PLS). Il Servizio di psicologia delle cure primarie è realizzato da ciascuna azienda sanitaria provinciale (ASP) a livello dei distretti sanitari di base, e prevede la collaborazione tra le varie figure professionali attraverso tre modalità: le consulenze specifiche, prese in carico direttamente dallo psicologo del servizio; l’invio da parte del medico allo psicologo, cui segue la presa in carico integrata; il trattamento congiunto, in cui il medico e lo psicologo valutano contestualmente il paziente.
La legislazione italiana sullo psicologo delle cure primarie
Dal 2010 in Italia a più riprese si discute in Senato della figura dello Psicologo delle Cure primarie, ma il percorso ricco di ostacoli e generale disinteresse, ha subito diverse battute di arresto. Nel novembre 2023 la commissione Affari Sociali della Camera ha adottato il testo base “Istituzione del servizio di psicologia di assistenza primaria nell’ambito del servizio sanitario nazionale”, che risulta essere attualmente il testo di riferimento in materia. Di fronte alla generale inerzia delle istituzioni Nazionali, alcune regioni italiane hanno preso l’iniziativa e si sono organizzate in autonomia per rispondere alle esigenze di salute mentale dei loro cittadini. A partire dalla Campania, che risulta essere formalmente la prima Regione ad aver introdotto lo psicologo di base nel 2023, Lombardia, Sicilia, Piemonte e Toscana stanno implementando il servizio a loro volta, affrontando non poche difficoltà e risorse economiche ridotte. L’esempio della Toscana è significativo: la regione conta 3,72 milioni di abitanti e da bando della regione Toscana saranno istituiti ben 8 psicologi di base: si capisce bene che secondo un semplice calcolo matematico, risulta 1 professionista ogni 465’000 abitanti. E’ sicuramente un inizio, una piccola rivoluzione per garantire il benessere psicologico delle persone, ma al pari delle altre iniziative come il “bonus psicologo”, risultano essere briciole se comparate al bisogno effettivo della popolazione italiana.
Italiane, italiani e salute psicologica
Stime ormai vetuste dell’OMS rivelano che nel mondo ci siano almeno 450 milioni di persone che soffrono di disturbi mentali, neurologici o del comportamento, e che la gran parte di questi disturbi non siano né diagnosticati né trattati (OMS 2001). Focalizzandoci maggiormente sulla questione, e su dati più recenti, emerge dalla letteratura che fino al 70% dei pazienti che richiedono un appuntamento dal medico presenta problemi psicosociali legati a tale richiesta , problemi sui quali il medico di medicina generale o il pediatra possono fare ben poco. In che modo dunque saranno affrontate queste problematiche psicosociali? Il medico di base, a meno che non abbia ottenuto una seconda laurea in psicologia o una specializzazione in psicoterapia, potrà ricorrere, oltre al buon senso professionale, solamente ai farmaci. Una ricerca del 2017 di AIFA riporta che circa 3,7 milioni di italiani hanno assunto psicofarmaci, con stime che riportano un aumento costante nell’utilizzo: in Italia il consumo di antidepressivi dal 2002 al 2010 è passato dal 19,9 al 35,7%, con un incremento annuo del 6,7%. Dati allarmanti a cui va aggiunto il sommerso, nonché il numero di persone che, pur avendo bisogno, per il peso dello stigma e della vergogna, scelgono quotidianamente di non farsi aiutare. Gli psicofarmaci sono la seconda categoria di farmaci più diffusi in Italia, dopo quelli per il sistema cardiovascolare. Un dato significativo inoltre è che le donne consumano il doppio degli psicofarmaci degli uomini. Numerose son le ricerche che dimostrano che il benessere economico influisce direttamente sulle casse delle nazioni: si conta che il peso economico del disagio psicologico e psichiatrico è stimato fra il 3 e il 4% del PIL dell’Unione Europea. In molte nazioni sviluppate inoltre, dal 35% al 45% dell’assenteismo sul posto di lavoro è causato da disturbi psicologici (OMS). Come potrebbe dunque la figura dello psicologo delle cure primarie rivoluzionare il sistema sanitario?
E’ veramente così efficace lo psicologo di base?
L’associazione internazionale di Psicologi delle Cure Primarie ha collezionato nel tempo una mole significativa di ricerche che dimostrano l’efficacia degli interventi di questa figura sul breve e sul lungo termine, sia in ottica economica che soprattutto in ottica di salute. Passiamo in rassegna alcuni di questi risultati tratti dalla letteratura scientifica relativi all’introduzione della figura dello psicologo delle cure primarie: riduzione del carico di lavoro dei medici di base del 48%; riduzione significativa i tempi di attesa dei pazienti rispetto alla presa in carico dei servizi della Salute Mentale regionale; intercettazione rapida delle situazioni più complesse e conseguente riduzione della spesa sanitaria per esami, visite specialistiche e farmaci del 40%; riduzione del numero di prescrizioni farmacologiche del 48%; riduzione della frequenza delle ospedalizzazioni e dei tempi di ospedalizzazione del 78%; aumento significativo del benessere psicofisico dei pazienti affetti da patologie organiche: per esempio è stata riscontrata una riduzione del 34% della mortalità cardiaca e del 29% del numero degli infarti. In particolare, è stato riscontrato che i pazienti che soffrono di disturbi psicologici presentano una maggiore sintomatologia fisica e utilizzano quasi il doppio delle risorse sanitarie rispetto ai pazienti che non presentano forme di psicopatologia; in particolare, nei pazienti che soffrono di disturbi da somatizzazione, l’utilizzo di tali risorse è addirittura 9 volte maggiore rispetto alla media nazionale.
I risultati provengono da diversi studi eseguiti in progetti pilota in Italia così come in realtà europee dove la figura è ormai affermata. Alla luce di tali risultati rimane una sola grande domanda: quando l’Italia avrà intenzione di investire risorse in questa figura professionale?
Bibliografia e Sitografia:
- https://www.psicologicureprimarie.it/psicologo-di-base/dati-ricerca-internazionale-e-nazionale.html
- https://www.gazzettaufficiale.it/atto/regioni/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2024-01-27&atto.codiceRedazionale=23R00534
- https://www.stateofmind.it/2020/07/psicologo-cure-primarie-legge/
- https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/mental-health-strengthening-our-response
Sono Andrea Craighero e sono Psicologo, Psicoterapeuta in formazione e insegnante di tecniche Mindfulness. Attualmente lavoro nell’ambito della migrazione e della salute mentale, ma sono anche un avido lettore, uno scomodo viaggiatore e un apprendista tatuatore. Tante cose in testa, tanta fame nel petto. Ho studiato all’Università di Padova e alla Tilburg University (Paesi Bassi) e mi sto specializzando come psicoterapeuta all’ Institute of Constructivist Psychology (ICP). Ho sempre cercato di lavorare nell’ambito della marginalità e dell’interculturalità sia come clinico che in un progetto di photoreportage che nel 2019 mi ha portato a vivere per un mese nelle montagne nel Nord dell’Albania.