Mamma Schiavona
4 min readAvere la possibilità di divulgare le proprie conoscenze è un gran privilegio, bisogna sempre ricordarlo soprattutto durante questo periodo. Non commenterò ulteriormente i fatti riempiono le testate giornalistiche, perché non è mio compito, ma questo periodo di tumulti mi ha fatto pensare all’ultima volta che ho visto una comunità unita. Precisamente, è stato il 2 febbraio 2020 durante la Candelora, festività che venera la Madonna nera chiamata Mamma Schiavona, che si svolge nel Santuario Di Montevergine situato nella città di Mercogliano in provincia di Avellino.
Santuario di Montevergine
Il Santuario di Montevergine è un complesso Monastico mariano, e l’abazia è considerata un monumento nazionale. Il Santuario ogni anno è visitato da circa un milione e mezzo di persone. Il complesso è strutturato in tre zone principali: la cattedrale, la basilica antica e la cripta di San Guglielmo.
La cattedrale è stata conclusa nel 1961, opera dell’architetto Florestano Di Fausto. Costruita in stile neoromantico, si suddivide in tre navate, l’altare è adornato con un coro fatto di legno d’olivo e noce. La basilica antica è costruita in stile romantico, poi rimodernata in stile gotico. Sfortunatamente, crollò nel 1629, per poi essere ricostruita nel 1645 con l’aiuto dell’architetto Giacomo Conforti. Infine, abbiamo la cripta di San Guglielmo, che fu consacrata nel 1963 e contiene, per l’appunto, le spoglie di San Guglielmo, un monaco eremita vissuto tra XI e il XII secolo. San Giacomo, dopo un pestaggio avvenuto durante un suo pellegrinaggio, decise di fermarsi tra i monti dell’Irpinia in contemplazione della natura e in meditazione.
Iconografia di Mamma Schiavona
Il Santuario è famoso soprattutto per il quadro della Madonna di Montevergine. Una leggenda narra che il quadro è stato dipinto da San Luca a Gerusalemme. In realtà, è probabile che il quadro sia stato realizzato da Pietro Cavallini o dalla sua scuola.
L’opera è stata realizzata su due tavole di legno di pino unite da una sbarra sul retro. L’ immagine rappresenta la Madonna con il bambino seduta su un trono bianco. Il bambino Gesù stringe con la mano il mantello della Madonna. Il dipinto risalta grazie allo sfondo di color oro tipico dello stile bizantino.
Leggenda di Mamma Schiavona
A questa Madonna è legata una leggenda risalente al 1200, che narra come durante una bufera di neve una coppia di omosessuali fu trovata ad amoreggiare. La conseguenza per gli sfortunati amanti fu d’essere imprigionati in un incavo della montagna con una lastra di ghiaccio che gli impediva l’uscita. Mamma schiavona li vide e benedicendo il loro amore spostò le nubi, così che un raggio di luce potesse sciogliere il ghiaccio e permettere ai due amanti di fuggire e vivere il loro amore. La Madonna da allora viene detta la Madonna dei femminielli, padrona degli omosessuali, dei poveri, degli emarginati, degl’ultimi. La Madonna nera degli schiavi, Mamma Schiavona.
Ricorrenza
Dunque, tutti gli ultimi, ogni anno nella notte tra il 1 febbraio e il 2 febbraio, si accampano vicino al monastero. La fatidica notte nel 2020 ho provato anche io quest’esperienza. Ho patito insieme ai miei compagni di viaggio il freddo, la nebbia, la pioggia, la neve, godendomi solo la compagnia reciproca davanti a un fuoco (fugarone). Aspettano l’alba del 2 febbraio, alle 7.00 del mattino tutti credenti e atei si sono recati alla messa per la Madonna. La ringraziano per la protezione, la pregano per una grazia. Successivamente, escono e iniziano a cantare canti popolari tipici Campani, Calabresi, Pugliesi, Triestini. Durante la giornata ho sentito diversi omaggi a Mamma Schiavona, ma una ragazza a metà mattina si posiziona davanti al quadro e inizia a cantare un’antica preghiera chiamata Venite a priare la Maronna (Venite pregare la Madonna).
L’interpretazione del brano mostrò quanto una comunità di sconosciuti potesse essere unita e solida davanti a un simbolo, non più liturgico o rituale, ma sociale. Un simbolo d’uguaglianza, un simbolo di speranza. Un volto davanti al quale tutto è concesso, basta che sia fatto per amore. Una casa non fatta di mattoni ma di persone. Una casa dove puoi sempre tornare.
Cosa ne pesante di Mamma Schiavona? Conoscete altre ricorrenze come la Candelora? Scrivetemelo nei commenti. A presto con altre curiosità.
Mi chiamo Fortuna, sono laureata in Scienze della Comunicazione e sto affrontando un master in Teatro Pedagogia e Didattica all’università Suor Orsola Benincasa. Ho iniziato questo percorso con due obiettivi: in primis dare la possibilità ad una persona con disturbi dell’ apprendimento di provare serenità tramite le arti performative, in secundis mostrare ad un pubblico vasto questa condizione. Ho deciso di collaborare con Antropia.it per mostrare questo mondo quasi inesplorato.
Bellissima descrizione,olto coinvolgente.
Brava!
Grazie