Ottobre 31, 2024

Il corpo ricorda: la memoria somatica

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Il nostro corpo tiene traccia inconsapevolmente di esperienze corporee del passato che possono portare sollievo o sofferenza: esploriamo insieme il costrutto di memoria somatica
memoria somatica

La memoria somatica

Con il termine “memoria somatica”, o “memoria del corpo”, ci si riferisce alla capacità dell’organismo di immagazzinare, conservare e richiamare le esperienze corporee vissute nel passato [1]. Il concetto di memoria somatica suggerisce che le nostre esperienze fisiche non sono isolate dai nostri stati emotivi e mentali, ma sono invece intrinsecamente connesse in un network di interdipendenza reciproca. Inoltre, la memoria somatica, al pari della memoria classica, non deve essere immaginata come un deposito statico, ma piuttosto come un recipiente in cui avvengono scambi dinamici di esperienze, dove i singoli ricordi si mescolano, si contaminano e in definitiva, si modificano costantemente in un continuo divenire.

Dei filosofi e dei vermi: alla ricerca della memoria corporea

I nostri antenati, in particolar modo gli Antichi Romani, avevano già ipotizzato che la memoria risiedesse non dentro il nostro cervello ma in diverse parti del nostro corpo o addirittura dello spazio che abitiamo ogni giorno: Cicerone con la sua tecnica mnemonica dei “Loci” (luoghi) aveva ipotizzato che l’ambiente e il corpo che si muove all’interno di esso fossero i depositari dei ricordi e che la memoria fosse un processo dinamico di negoziazione continua tra passato e presente, tra mente, corpo e ambiente.  Ricerche recenti hanno tentato di studiare il fenomeno dell’apprendimento e della memoria utilizzando cavie animali che potessero illuminare i sentieri oscuri di questi processi: una ricerca tra tutte risulta essere degna di nota, sicuramente per i risultati ma anche per la metodologia macabra e quantomeno “originale” : decapitare vermi quasi immortali per tentare di comprendere dove risiede la memoria. I ricercatori della Tufts University del Massachusetts [2] hanno individuato la cavia ideale per indagare l’esistenza della memoria somatica: la platelminta planaria, un tipo di verme piatto molto popolare tra i ricercatori universitari in quanto capace di straordinarie doti di rigenerazione cellulare, tali da permettergli di rigenerare anche la propria testa una volta decapitata. La domanda fondamentale alla base di questo esperimento era la seguente: in seguito alla decapitazione il verme sarà ancora capace di ricordare ciò che è stato appreso prima dell’intervento? I risultati furono strabilianti: dopo 14 giorni dalla condanna capitale, il minuscolo verme non solo aveva interamente rigenerato la testa e il cervello, ma dimostrava di aver conservato le memorie in un luogo distinto dal cervello, all’interno della rete neurale periferica dell’intero organismo, tra i tessuti del tronco e della coda. Questo significa, secondo i ricercatori, che il recipiente della memoria non può essere rappresentato interamente dal cervello dell’essere vivente, ma piuttosto dall’insieme dei tessuti corporei “impregnati” dalle esperienze del passato e del presente a livello squisitamente chimico ed elettrico.

Graffi e carezze

Come esseri umani veniamo alla luce come creature completamente inadatte a sopravvivere in solitudine. Necessitiamo per lungo tempo della cura, dell’attenzione e della protezione di individui più maturi, che comunicano principalmente attraverso il canale corporeo non verbale: carezze, baci, odori familiari così come dolore, disgusto e sofferenza sono le bussole principali che orientano i neonati e i bambini nel loro muoversi nel mondo. Queste esperienze sembra si organizzino principalmente non a livello di corteccia cerebrale, sotto forma di ricordi espliciti, ma piuttosto nella nostra pelle, nei nostri muscoli e organi interni a un basso livello di consapevolezza. In generale quando si parla di memoria somatica, si fa riferimento a diverse forme di esperienza corporea che si depositano nel nostro organismo: 

  • le esperienze tattili che riguardano ogni forma di contatto con la propria cute, come una carezza o uno schiaffo; 
  • le esperienze cinestesiche, o “di movimento”, connesse a esperienze di motricità più o meno complessa, come il dondolio della culla; 
  • le esperienze propriocettive, legate alla consapevolezza della propria posizione nello spazio; 
  • le esperienze nocicettive, o “del dolore”, legate alla capacità del corpo di modulare il dolore fisico e di associarlo a stimoli esterni ed interni;
  • le esperienze enterocettive, legate alla consapevolezza delle esperienze all’interno del proprio organismo, come la percezione dei nostri organi vitali [3].

Esplicito e implicito

E’ importante sottolineare che le memorie somatiche riguardano sia esperienze esplicite di cui l’individuo possiede un certo grado di consapevolezza, che esperienze implicite non facilmente accessibili a livello di riflessione consapevole. La memoria somatica di una persona esiste quindi spesso al di fuori dello stato cosciente: i ricordi possono essere esternalizzati inconsciamente nel corpo attraverso certi movimenti e posture o sensazioni fisiche generalizzate di disagio e malessere. Per esempio, in seguito ad un incidente automobilistico, una persona potrebbe aver razionalmente superato la paura di rimettersi alla guida del mezzo, conservando però uno stato di tensione muscolare e di irritabilità durante la guida di cui non riesce a liberarsi. Questo significa che, seppur la persona possa aver cognitivamente elaborato gli eventi che circondano un periodo di stress cronico o un episodio fortemente doloroso, il corpo tende a trattenere per lungo tempo lo stress e il malessere.

Il ritorno del passato

E’ necessario quindi far luce sul fatto che, in particolar modo per le memorie implicite, questa ri-attualizzazione di esperienze somatiche vissute nel passato,  può impattare direttamente sugli stati corporei della persona nel presente, soprattutto durante forti esperienze emotive.  Ognuno di noi ha almeno una volta fatto esperienza di una situazione in cui il profumo di un cibo o di una persona ha richiamato improvvisamente varie esperienze corporee piacevoli e rassicuranti legate al nostro passato, come il senso di accudimento dei nostri familiari, o la dolce nostalgia di un momento piacevole lontano. Il profumo di una torta fatta in casa, il suono inconfondibile di una melodia conosciuta, il morbido abbraccio di una persona a noi cara: tutte queste esperienze portano con loro una cascata di sensazioni fisiche, di memorie corporee, associate al singolo stimolo, che colonizzano la nostra esperienza nel presente. Allo stesso modo un’esperienza corporea contingente può però rivelarsi profondamente dolorosa per una persona che ha sperimentato grande sofferenza nel passato. Pensiamo per esempio agli stimoli definiti “trigger” che possono riattivare, in persone vittime di violenza, una ri-emersione di esperienze corporee molto dolorose: a volte basta un suono, un odore, una sensazione tattile vagamente associabile all’esperienza traumatica per scatenare una catena di sensazioni corporee che vanno dal semplice disagio fino ad arrivare a veri e propri episodi dissociativi in cui la persona sperimenta una stato di “separazione” di sé dal proprio corpo [4].  La memoria somatica rappresenta dunque il deposito vivo e dinamico di un numero spropositato di esperienze positive e negative che si possono ri-presentare durante la nostra esistenza, arrivando a dirigere il nostro comportamento, le nostre credenze e il modo in cui ci relazioniamo agli altri. Come intervenire su memorie corporee che diventano progressivamente fonte di sofferenza per l’individuo?

La psicoterapia somatica

La ricerca scientifica in psicoterapia si sta progressivamente concentrando sull’importanza della dimensione corporea per la persona e per il suo benessere. Le forme di “terapia somatica” utilizzano varie tecniche per aiutare le persone a diventare più consapevoli dei loro ricordi corporei: la respirazione consapevole, il movimento corporeo, il rilassamento muscolare progressivo e altre pratiche di consapevolezza. Portando l’attenzione al corpo, la terapia somatica permette alla persone di riconoscere e affrontare le sensazioni fisiche legate alle esperienze dolorose. Attraverso questo processo, le persone possono iniziare a liberarsi dai modelli di tensione e disagio che hanno trattenuto nel loro corpo sperimentando un senso di sollievo. Questo può portare a una migliore salute emotiva e fisica, oltre che a una maggiore capacità di affrontare e superare le esperienze traumatiche. La terapia somatica offre un approccio potente per riconnettere la mente e il corpo, consentendo una più completa elaborazione delle esperienze passate. In conclusione, la memoria somatica rappresenta un aspetto cruciale di come il nostro corpo e la nostra mente elaborano lo stress e il trauma. Essa ci permette di comprendere la profonda connessione tra le nostre sensazioni fisiche e le esperienze emotive.

Bibliografia e Sitografia

  • [1] https://www.charliehealth.com/post/somatic-memory 
  • [2] https://now.tufts.edu/2013/07/18/flatworms-lose-their-heads-not-their-memories
  • [3] Giuseppe Riva, The neuroscience of body memory: From the self through the space to the others, Cortex, Volume 104, 2018,
  • [4] Gentsch, A., & Kuehn, E. (2022). Clinical Manifestations of Body Memories: The Impact of Past Bodily Experiences on Mental Health. Brain sciences, 12(5), 594.

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