La neurosociologia e i neuroni specchio
5 min readLa neurosociologia è una disciplina che studia le interazioni sociali e la socializzazione in rapporto alle strutture e alle funzioni del sistema nervoso essa consente di sviluppare e perfezionare metodi e strategie nell’ambito dell’educazione, del disagio sociale, della devianza, della criminalità ma anche dell’integrazione e della cooperazione.
La neurosociologia esplorare le modalità in cui il cervello umano influisce sulla complessa serie di forze che guidano le interazioni umane e l’organizzazione sociale e, viceversa, come i processi sociali influenzano le funzioni neurali. Come dice Turner, questo studio richiede la comprensione dell’evoluzione e del funzionamento del cervello umano e questa branca del sapere si pone in stretta relazione con la neurobiologia e la psicologia sociale.
L’inizio
È dai lavori di Michael Gazzaniga che si parte; egli è il precursore degli studi sulle applicazioni delle neuroscienze in ambito sociale, economico e giuridico, e dalla neuroscienza sociale.
Negli anni ‘90 del secolo scorso diversi scienziati dedicarono i loro studi all’influenza che le forze sociali hanno sulla fisiologia, e a come quest’ultima influenzasse, a sua volta, le prime. Dalle loro ricerche fu chiaro che gli ambienti sociali influenzassero il cervello e le sue funzioni biologiche neuroendocrine, sia quelle metaboliche che quelle immunitarie di cui il cervello è l’organo di regolazione.
La svolta
La scoperta dei neuroni specchio da parte del team guidato dal professore Giacomo Rizzolati dell’Università di Parma nel 1992 è stata la vera svolta e l’impulso allo sviluppo della neurosociologia.
I neuroni specchio sono una classe di neuroni presenti nei primati, in alcuni uccelli e soprattutto nell’uomo, essi si attivano selettivamente sia quando si compie un’azione, ad esempio con la mano o con la bocca, sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri.
I neuroni dell’osservatore “rispecchiano” quindi ciò che avviene nella mente del soggetto osservato, come se fosse l’osservatore stesso a compiere l’azione. I ricercatori hanno dimostrato che nel cervello umano esiste una sincronia fra azione e osservazione.
Questi neuroni possono essere importanti per la comprensione delle azioni di altre persone e quindi per l’apprendimento attraverso l’imitazione. Molte sono le ricerche in corso per capirne l’importanza, le connessioni e il funzionamento esatto: alcuni ricercatori ritengono che il sistema specchio possa simulare le azioni osservate e perciò contribuire a una teoria della conoscenza o, come qualcuno la chiama, teoria della mente. Altri pongono i neuroni specchio in relazione con le caratteristiche del linguaggio. È stato anche proposto il collegamento tra il sistema specchio con le patologie che affettano la conoscenza e la comunicazione, in particolare l’autismo.
Le direzioni da percorrere sono veramente molte.
L’importanza di questa scoperta è paragonabile all’apertura di un vero portale su un mondo sconosciuto, basti pensare a quanto scritto da Ramachandran che nel suo saggio definisce la loro importanza potenziale nello studio dell’imitazione e del linguaggio. Egli li ha definiti «i neuroni della cultura».
Moltissime sono infatti le ricerche sulla loro stessa evoluzione e sui loro rapporti con l’evoluzione del linguaggio, proprio perché nell’uomo i neuroni specchio sono stati localizzati vicino all’area di Broca. Ciò ha comportato la convinzione, non la certezza, che il linguaggio umano si sia evoluto tramite l’informazione trasmessa con le prestazioni gestuali e che infine il sistema specchio sia stato capace di comprendere e di codificare/decodificare.
Ormai è certo che tale sistema ha tutto il potenziale necessario per fornire un meccanismo di comprensione delle azioni e per pensare l’apprendimento attraverso l’imitazione e la simulazione del comportamento altrui.
In questo senso è opportuno ribadire che il riconoscimento non avviene soltanto a livello motorio ma con il riconoscimento vero e proprio dell’azione, intesa come evento biofisico. (Rizzolati, 2006)
Per quanto riguarda l’ambito prettamente neurosociale, si pensi alla capacità di parti del cervello umano di attivarsi alla percezione delle emozioni altrui, espresse con moti del volto, gesti e suoni; la capacità di codificare istantaneamente questa percezione in termini viscero-motori, rende ogni individuo in grado di agire in base a un meccanismo neurale per ottenere quella che gli scopritori chiamano partecipazione empatica.
Si tratta di un comportamento bio-sociale ad un livello che precede la comunicazione linguistica, che caratterizza e soprattutto orienta le relazioni inter-individuali le quali sono alla base dell’intero comportamento sociale.
In un mondo moderno e connesso e ricco di stimoli ma soprattutto immerso negli scambi sociali è dunque fondamentale capire come decodifichiamo in diretta gli scopi delle azioni degli altri.
È un’operazione che sembra richiedere un impegno cognitivo enorme.
I neuroni specchio costituirebbero, dunque, la base per sapere all’istante cosa vuole l’altro, che emozione prova e come vive una certa esperienza. (Rizzolatti, 2019).
Proprio il professore Rizzolati ha spiegato in una intervista cosa sia l’empatia attivata dai neuroni specchio :
«Noi la definiamo non come il comportarsi bene con l’altro, tu stai male e io ti aiuto, ma un esperire assieme. Tu e io siamo nello stesso stato: tu hai male e io male, tu sei felice e io felice.»
Ultima ma non meno interessante teoria, che sempre Rizzolatti ha citato parlando dello studio di un collega : «Marc Jeannerod ha osservato che i neuroni specchio sono gli stessi che si attivano nell’immaginazione motoria. Fare un gesto gentile o maleducato, osservarlo o immaginarlo innescano le stesse aree. La stessa area si attiva se osserva Federer, se sta per colpire la palla o immagina di colpirla. Però deve immaginare di essere lei a colpire, non si attiva se immagina Federer colpire, lì è un altro tipo di immaginazione, di tipo visivo».
In conclusione, le implicazioni delle ricerche sui neuroni specchio sono molte: ragionamento decisionale, psicoterapia, psicologia sociale e dello sport, marketing.
Mi sono laureata in Lettere con indirizzo antropologico-geografico presso l’Università di Salerno. Ho conseguito due master: in Marketing presso lo IED di Milano e in Logistica Internazionale presso l’Università di Firenze. Ho fatto della Antropologia e della Etnografia una passione ed un lavoro. Attualmente sono docente di italiano nella scuola secondaria di primo grado, occupandomi di antropologia sociale e culturale della preadolescenza. Leggere è la mia passione, scrivere il mio impulso irrefrenabile.