Betel Nut o noce di Areca
5 min readLa noce di Areca ( o areca nut) è il frutto della Areca catechu, che cresce in gran parte del Pacifico tropicale, tra la Melanesia e la Micronesia, ma più in generale nel sud-est asiatico e anche alcune zone dell’Africa orientale.
Viene chiamata anche noce di Bethel, nonostante la palma di Bethel sia una pianta del tutto differente, che divenne molto popolare in Europa nel XVI secolo, quando i marinai olandesi e portoghesi la portarono fin nel vecchio continente. L’uso di questa pianta affonda le sue radici nell’antichità, infatti già nel 340 a.C. venne descritta da Teofrasto, e la sua presenza risulta anche in una farmacopea cinese del 150 a.C., descritta con il nome di pinlang. In molti romanzi di Salgari si nomina il betel; evidentemente quest’autore, che non ha mai viaggiato, ha appreso l’uso di questa pianta da viaggiatori o marinai.
I viaggiatori e turisti che percorrono il sud est asiatico possono rimanere colpiti dalle persone che hanno la bocca colorata da un intenso rosso e i denti coperti da uno strato di tartaro nero che a volte esce dalle labbra: sono questi i segni che permettono di riconoscere i masticatori di betel.
Il betel infatti è uno stimolante diffuso in un areale molto vasto.
Uso
Il frutto della palma viene tagliato in maniera molto sottile per permetterne la masticazione, e successivamente viene unito alla calce per favorire l’estrazione degli alcaloidi. La calce, il cui gusto è piuttosto amaro e legnoso, viene ricavata da calcinazioni di conchiglie, coralli e altri elementi.
In quasi tutti i paesi dove si pratica il consumo di questa sostanza vengono usate foglie di Piper Betle per avvolgere la noce di areca e la calce, poiché sono molto aromatiche e favoriscono la salivazione. Nelle varie comunità, poi, vi si associano diversi vegetali quali tamarindo, cardamono e molto comune è anche l’associazione con il tabacco.
Masticando il betel in un primo momento esce un succo bianco molto amaro, che viene sputato appena ma, una volta che la reazione chimica fa sprigionare le varie sostanze, diventa rosso. Il primo succo che fuoriesce causa una sgradevole sensazione di calore intenso allo stomaco, come se fosse infuocato. Segue un senso di benessere totale e di energia e, se lo si consuma per lungo tempo, crea l’illusione di non avvertire fatica e stanchezza. In popolazioni arcaiche e primitive aveva la funzione di sopperire alla stanchezza da lavoro e alla fame durante le carestie, ma è diventato anche un innesto culturale di riconoscimento etnico.
L’OMS ha riconosciuto come dato assodato che i problemi connessi alla masticazione del betel sono di due tipi. Il primo è lo spesso strato di tartaro nero (causato dai tannini associati alla calce) che nel tempo si forma sui denti e talvolta è talmente spesso che fuoriesce dalle labbra. In alcune zone è considerato indice di prosperità, ma il masticarne grandi quantità può anche provocare lo scollamento dei denti e colorare di rosso la zona boccale.
Il secondo problema, ben più grave, è connesso all’insorgenza di tumori del cavo oro-faringeo, patologia che sta creando dei gravi problemi sanitari in alcuni paesi. L’insorgenza di questi tumori è imputata a derivati azotati degli alcaloidi nell’areca, ad esempio il 3-metilnitrosaminopropionile e altri.
Cina
In Cina viene la noce di Areca viene consumata nelle zone meridionali, soprattutto nella provincie dello Yunnan, Xingtan e nell’isola di Hainan, dove viene tagliata fresca sul momento e venduta ovunque per le strade, soprattutto dagli anziani. Il ricavato della vendita rappresenta, spesso, l’unico introito economico per alcuni.
La noce viene tagliata in quattro spicchi, si cospargono le foglie di polvere alcalina ripiegandole poi su se stesse in forma di triangolo. Secondo quanto riferito dagli abitanti di etnia Hui, che sono i più grandi consumatori di binlang, questa abitudine è diffusa non solo tra gli uomini, ma anche tra le donne e i bambini. Molte donne Hui infatti masticano fino a 30-40 binlang al giorno e spesso, cullando il proprio bambino fanno, cadere di proposito qualche goccia di succo di binlang nelle loro bocche.
Vietnam
Anticamente, il Bètel masticatorio nel Vietnam era utilizzato all’inizio delle conversazioni, insieme a tè e tabacco, durante gli scambi verbali di rito tra l’incontro di due persone e come forma di benvenuto per gli ospiti.
Oggi, in Vietnam, l’utilizzo del Bètel, soprattutto nelle aree urbane, è prevalentemente ad uso delle donne, che pare abbiano sopperito all’usanza-proibizione di non fumare ne bere alcolici (diritti riservati agli uomini) con l’inebriamento della noce; anche in gravidanza l’utilizzo del Bètel è estremamente gradito, nonostante non si conoscano gli effetti che può provocare sui feti.
Per tutte le popolazioni che utilizzano questa noce, essa è considerata alla stregua della tazza di tè inglese o come per un fumatore la sigaretta dopo il caffè. Tra le donne è comune trasmettere l’usanza di masticare da madre a figlia. Infatti molte di loro dichiarano “che vedono le figlie felici e piene di energia”.
Fa talmente parte della cultura e dell’economia della Papua Nuova Guinea che il governo ha dovuto affrontare enormi proteste nel tentativo di proibirla, tanto che non si è ancora arrivati al bando totale ma solo alla vendita controllata. Il governo cerca di procedere sia sulla transizione verso pratiche culturali non nocive, sia sulla riconversione economica delle famiglie che la vendono.
È stata istituita ormai da 4 anni il NO BETEL NUT DAY.
Ricordiamo che a fronte degli effetti di euforia, energia, sensazione di rilassamento muscolare e assenza di fame, di fatto il consumo ha molti effetti nocivi sulla salute ed è cancerogeno per l’uomo.
Vari composti presenti nella noce, in particolare l’arecolina (il principale ingrediente psicoattivo, che è simile alla nicotina), contribuiscono a cambiamenti istologici nella mucosa orale. Nonostante il severo monito e la proibizione totale in Europa, navigando su internet è possibile trovare dei siti dove le noci di betel si possono acquistare. Non è l’unico caso di prodotti non autorizzati che i cittadini possono acquistare tramite e-commerce e di cui non conoscono i pericoli.
Mi sono laureata in Lettere con indirizzo antropologico-geografico presso l’Università di Salerno. Ho conseguito due master: in Marketing presso lo IED di Milano e in Logistica Internazionale presso l’Università di Firenze. Ho fatto della Antropologia e della Etnografia una passione ed un lavoro. Attualmente sono docente di italiano nella scuola secondaria di primo grado, occupandomi di antropologia sociale e culturale della preadolescenza. Leggere è la mia passione, scrivere il mio impulso irrefrenabile.