Quando la maschera diventa Anthropos
2 min readUn nuovo Anthropos
Oggi ci poniamo un quesito quando la maschera diventa Anthropos? (uomo) per rispondere interpelleremo lo scrittore italiano Tommaso Garzoni il quale nel 1585 introdusse il concetto di “Angelo Nero” ovvero il mascherato per antonomasia, in definitiva, il diavolo. Lo scrittore considera questa figura archetipica come il creatore dell’ipocriti termine che deriva dalla parola ebraica ipocrites (tzevu) ovvero attore.
La maschera non ha alcun significato intrinseco, tutto dipende da come si usa. Nella cultura Indo-europea la maschera viene identificata con il nero (fuliggine), nella cultura Occitanica la parola maschera deriva dal termine masca che tradotto significa strega figura a cui viene attribuito il ruolo di spaventare i bambini , nella versione maschile si traduce con la figura dell’uomo nero. In fine abbiamo la cultura latina che considera la maschera come un calco funebre, cioè, come una presenza dell’assenza.
Le prime maschere
Dopo aver creato una memoria storica del termine e del significato di maschera non possiamo non presentare la maschera d’ Arlecchino considerata la prima maschera della commedia dell’arte. Questa maschera rappresenta l’identità italiana e il teatro artigianale.
In fine potremmo dichiarare che Eduardo De Filippo è stato uno dei migliori interpreti ad usare una maschera; in specifico parliamo della Maschera di Pulcinella. Essa non rappresenta solo un teatro artigianale ma racchiude in se molti concetti metaforici. Questo personaggio rappresenta sia la morte che la vita, sia una figura maschile che una figura femminile, intelligenza ma anche stupidità.
Ci troviamo davanti ad una figura doppia, una figura che fa emergere una terza persona identificabile come “la non persona”. Dunque possiamo liberamente affermare che la maschera è l’espressione dell’es che consiste nell’unione di due personalità : una reale e una fittizia cosi da crearne una terza. Questa terza personalità la si può considerare a tutti gli effetti un Anthropos nuovo ma soprattutto separato dall’uomo senza maschere.
Mi chiamo Fortuna, sono laureata in Scienze della Comunicazione e sto affrontando un master in Teatro Pedagogia e Didattica all’università Suor Orsola Benincasa. Ho iniziato questo percorso con due obiettivi: in primis dare la possibilità ad una persona con disturbi dell’ apprendimento di provare serenità tramite le arti performative, in secundis mostrare ad un pubblico vasto questa condizione. Ho deciso di collaborare con Antropia.it per mostrare questo mondo quasi inesplorato.