Raccontare storie attraverso la danza classica
5 min readForse non tutti sanno che i balletti che vengono eseguiti dalle compagnie di danza nazionali ed internazionali si sviluppano partendo da una storia: in alcuni casi essa è più semplice da comprendere perché già nota, ma in altri casi è invece necessario leggere la trama prima dello spettacolo. La trasposizione viene fatta grazie all’unione tra l’esecuzione orchestrale dei brani e quella fisica ed emozionale, espressa attraverso l’interpretazione dei personaggi da parte di tutto il corpo di ballo, variabile da balletto a balletto.
Gli esempi di Giselle e Il Lago dei Cigni, tra similitudini e differenze
Tra i tanti titoli che il panorama della danza ci offre come spunto per analizzare questo concetto ce ne sono due in particolare che sono tanto significativi quanto differenti: stiamo parlando di Giselle e de Il Lago dei Cigni. Se il primo è conosciuto solo dagli appassionati, il secondo è forse più noto anche ai più piccoli grazie al cartone che vede Barbie prestare il volto alla protagonista in una versione più edulcorata rispetto all’originale.
Analizzando le origini dei due balletti, vediamo in particolar modo che Giselle fu per la prima volta ideato dallo scrittore Théophile Gautier nel 1841. Considerato uno dei caposaldi della danza mondiale, la vicenda è un perfetto alternarsi tra realtà e leggende, il tutto suddiviso in due atti. La prima parte vede messo in scena in un contesto prettamente popolare il corteggiamento da parte di un giovane, Loys, verso Giselle, una contadina amante della danza. Se in primo momento la ragazza adotta un atteggiamento titubante, alla fine si ritrova non solo ad accettare la corte di Loys, ma addirittura proverà nei suoi confronti un sentimento profondissimo. I due giovani innamorati affideranno le sorti del loro amore ai petali di una margherita, facendo iniziare ciò che poi finirà in tragedia. Troviamo anche altri due soggetti, Hilarion, un guardiacaccia geloso di Giselle e fin da subito sospettoso nei confronti di Loys, e la madre della ragazza, anch’ella diffidente verso quel popolano che ha fatto innamorare la figlia e costantemente preoccupata per la sua precaria salute. Le ammonizioni e i sospetti di entrambi si riveleranno essere poi fondati, dal momento che Loys non è nient’altro che il principe Albrecht sotto mentite spoglie. L’inganno, scoperto da Hilarion, sarà per Giselle una fonte di dolore talmente profondo da portarla ad una sequenza di emozioni che culmineranno con la sua morte.
Il secondo atto vede una differenza di scenario, trasportando lo spettatore in quello che è l’aspetto leggendario del balletto: si viene introdotti nel mondo delle Villi anche grazie al cambiamento di registro che avviene a livello musicale. L’atto si apre con la visita alla tomba di Giselle da parte di un Hilarion totalmente attanagliato dal senso di colpa per il verificarsi dell’evento. Egli sarà raggiunto in seguito da alcuni amici, che lo persuaderanno affinché si allontani dal luogo. Sopraggiungono delle presenze irreali (le Villi) che spaventano i presenti a tal punto da indurli a scappare via: entra in scena la loro implacabile regina, Myrtha, la quale fa inseguire Hilarion dalle sue discepole costringendolo a danzare fino alla morte. Lo spirito di Giselle viene evocato dalla sua tomba, accolto da Myrtha e le Villi, e balla con loro finché non entra in scena Albrecht. Il ragazzo, affranto e distrutto, è arrivato nella radura per cercare la tomba di Giselle. Ne segue un passo a due tra gli innamorati divisi dal destino già scritto nei petali di un semplice fiore, che verrà bruscamente interrotto da Myrtha. La sovrana ha in serbo per il principe la stessa punizione inferta poco prima ad Hilarion: le suppliche di Giselle per risparmiare il suo amato si rivelano essere inutili. Il racconto si concluderà con la protagonista che salva Albrecht dalla morte danzando insieme a lui per tutta la notte, proteggendolo e garantendosi il riposo eterno.
Il lago dei Cigni è uno dei più famosi e acclamati balletti del XIX secolo, musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij tra il 1875 e il 1876: esso si sviluppa in quattro atti e quattro scene. La storia ruota attorno ad Odette, una ragazza che a causa di una maledizione di uno stregone, Rothbarth, è costretta ad assumere la forma di un cigno fino al calar del sole insieme ad altre fanciulle. La sua vita si incrocia con quella del principe Siegfried durante una battuta di caccia intrapresa con alcuni amici nel giorno del suo compleanno. Sta per essere colpita dal ragazzo con la sua balestra, ma proprio in quel momento si trasforma e inizia a raccontare la sua tragica storia e di come la maledizione potrà essere sciolta solo dopo una promessa di matrimonio fatta in punta di morte.
Siegfried sarà rapito dalla bellezza della ragazza a tal punto da invitarla al ballo che si terrà a palazzo il giorno successivo, dove egli dovrà scegliere una sposa. Tuttavia, Rothbarth e la figlia Odile si intrometteranno, con quest’ultima che si presenterà al ballo nei panni di Odette per farlo innamorare di lei e permettere al mago di tenere la vera Odette per sempre in suo potere. L’inganno riesce, con Siegfried che sceglie Odile/Odette come sua compagna, accecato dalla magia che gli impedisce di vedere la realtà, ben chiara invece allo spettatore grazie al color corvino dell’abito, punto chiave per distinguere le due ragazze. Il principe si accorgerà in seguito dell’inganno e, dopo aver scorto la sua vera amata attraverso le vetrate, si precipita disperatamente alla sua ricerca: è a questo punto che è importante distinguere tra uno dei finali del balletto e il finale presentatoci dal cartone. Se il primo ha una chiave tragica, con Odette trasformata definitivamente in cigno e Siegfried inghiottito nelle acque del lago dopo una tempesta abbattutasi sul luogo, il secondo è ben più allegro, con Odette libera dall’incantesimo e ricongiunta con il suo amato.
Ecco come due vicende così simili ma anche così diverse vengono trasmesse a chi le guarda grazie alla maestria di orchestra e corpi di ballo, capaci di trasportare lo spettatore in ogni variazione scenica ed emozionale senza bisogno della lingua parlata.
Sono Sara, studentessa di lingue e culture per il commercio internazionale presso l’Università di Verona. Amo scoprire nuove culture e tradizioni attraverso il viaggio, grazie al quale mi sono appassionata alle lingue straniere, ed in particolar modo all’inglese e allo spagnolo. Tra le mie passioni figurano la danza e il canto, due discipline che mi accompagnano sin da piccola e attraverso le quali riesco ad esprimere me stessa, così come la lettura di libri, trascorrere il tempo ascoltando musica e guardare film e serie TV. Uso inoltre la scrittura (creativa e non) come valvola di sfogo per fuggire dalla realtà quando mi ci sento intrappolata. Se mi chiedessero cosa è per me la comunicazione al giorno d’oggi potrei tranquillamente dire che è uno dei vettori su cui si basa la società moderna, ed è perciò di fondamentale importanza veicolarla correttamente