Dicembre 3, 2024

Senofane di Colofone: gli albori della ricerca filosofica.

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La nascita della filosofia porta con sé una rottura con la tradizione mitico-religiosa del mondo greco. Vediamo, a proposito, il contributo di Senofane.

Senofane di Colofone è tra i filosofi presocratici colui che maggiormente si è interessato al confronto con le credenze religiose della tradizione greca ed è proprio su questo punto del suo pensiero che ci soffermeremo, nonostante siano pervenuti di lui anche frammenti di elegie e di altre riflessioni sulla natura, in linea con gli studi dei primi fisiologi sulla costituzione delle cose naturali e il loro principio.

È risaputo che fin dall’antichità si è considerato Omero come l’educatore di un’intera civiltà. A questo misterioso personaggio è infatti attribuita la diffusione, per mezzo di celebri opere letterarie, di valori e virtù caratteristici del mondo greco. Anche il pantheon delle divinità greche deve molto alle composizioni omeriche, come pure alle opere di Esiodo. Le capacità mitopoietiche di questi autori e la loro abilità nel fissare vivide immagini che permeavano una cultura basata sull’oralità hanno contribuito non poco a plasmare un’identità che è giunta a influenzare in vari modi anche l’Occidente moderno.

L’Apoteosi di Omero (1827), olio su tela di Jean-Auguste-Dominique Ingres.

Partendo da questi presupposti è possibile interpretare il riferimento di Senofane a Omero ed Esiodo come una critica diretta ai principali fautori di una rappresentazione umana, troppo umana, del divino. Era infatti la normalità, presso i greci, di attribuire agli dèi anche le peggiori delle azioni concepibili. I miti sono spesso basati proprio sugli inganni più infimi, nati dalle gelosie e depravazioni di quegli esseri immortali, dediti a ogni genere di vizi e alla fornicazione (21 B 11-12 DK).

Questo attacco alla tradizione, però, è parte di una critica più ampia a cui è soggetta l’intera specie umana, la quale è solita rappresentarsi gli dèi a propria immagine e somiglianza (21 B 14 DK). Non è un caso, infatti, che diverse etnie venerino divinità con tratti caratteristici della propria popolazione: gli Etiopi dèi di colore e con il naso schiacciato, i Traci con occhi azzurri e chiome fulve (21 B 16 DK). Ma la critica all’antropomorfismo viene spinta ancora oltre: persino gli animali, se potessero, raffigurerebbero i loro numi con le proprie forme e sembianze, i buoi entità divine simili a buoi e i leoni simili a leoni (21 B 15 DK).

Un altro frammento, invece, riporta ciò che secondo Senofane è nelle possibilità della conoscenza umana, sia riguardo gli dèi sia riguardo altre questioni da lui trattate. Ebbene, per il filosofo di Colofone nulla di ciò è conoscibile con certezza e seppure è possibile che a volte si dica la verità su qualcosa, ugualmente non è dato saperlo, in quanto non si può discernere il vero dal non vero. A proposito di alcune realtà, come per la natura del divino, agli esseri umani non resta che fare i conti con semplici opinioni (21 B 34 DK).

Nonostante ciò, ci sono opinioni e opinioni. La capacità dell’essere umano di vagliare tra le varie credenze e giudicarne alcuni tratti maggiormente pertinenti al vero, a discapito di altri, gli permette di poter condurre una ricerca duratura nel tempo (21 B 18 DK). È questo, nella nostra lettura, l’insegnamento e l’esempio che Senofane ha lasciato ai posteri.

I riferimenti sono alla raccolta di testimonianze e frammenti di H. Diels e W. Kranz, consultabile nell’edizione italiana di A. Lami (a cura di), I presocratici. Testimonianze e frammenti da Talete a Empedocle, Rizzoli, Milano 1991.

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