Smart-Working: lavoro per la sostenibilità del pianeta
3 min readLa composizione dei lavoratori per settore è molto cambiata nel tempo. Una prima fotografia scattata ai tempi dell’Unità d’Italia avrebbe potuto ritrarre almeno 3 lavoratori su 4 nei campi, contro il 4% attuale della popolazione nazionale, ed addirittura l’1% di quella americana. Oggi è cambiato tutto, anche grazie allo Smart-Working.
Il sentiero descritto dalla quota di addetti nel settore secondario tocca un massimo del 44% nel 1971. Da allora ad oggi è cresciuta la quota di addetti nel settore dei servizi (potenzialmente il più interessato dal telelavoro) ed è diminuita quella degli addetti all’ agricoltura e all’industria.
Benché il sociologo Domenico De Masi già da quarant’ anni si batta affinché le aziende accettino lo Smart-Working, è stato attuato in via del tutto emergenziale e senza che possano essere dispiegati i potenziali benefici per la produttività e per il benessere dei dipendenti.
La mobilità tra la dimora e la sede di lavoro ha riguardato principalmente due generazioni ed alla luce dei recenti sviluppi potrebbe divenire una parentesi nella storia; l’intelligenza artificiale è temuta per la potenziale disoccupazione di massa che può innescare, ma una questione meno dibattuta, concreta e reale è l’acuirsi delle differenza tra zone ad alta e a bassa densità lavorativa.
Sarà difficile, e francamente sconveniente, perpetuare nel tempo l’attuale giungla dell’asfalto. La rete autostradale e le strade statali, che costituiscono il sistema nervoso centrale della nostra logistica insieme coprono appena il 7% della lunghezza complessiva della rete stradale nazionale. Le risorse impiegate per la manutenzione di strade comunali e provinciali sono già state ridotte da un decennio a questa parte. Le loro condizioni potrebbero peggiorare in modo irreversibile, anche in considerazione del peso del debito pubblico nazionale che preme su comuni e province.
Giova ricordare che, dopo il tramonto dell’ Antica Roma si è dovuto attendere il secondo dopoguerra per vedere alla luce infrastrutture di eccellenza. Oggi, con l’emergenza epidemiologica in primis e con il riscaldamento globale, Madre Terra presenta il conto dei limiti dello sviluppo che non stiamo rispettando.
Non pochi epidemiologi hanno recentemente ricordato la necessita non solo di stare a casa, ma anche di ridurre il contagio intrafamiliare. A tal fine è stata paventata la necessità di requisire alberghi. Un sentiero che potrebbe essere solcato nella stessa direzione è quello della razionalizzazione degli edifici pubblici. Con decisioni che richiederebbero una regia centralizzata molto forte. Che finché il nostro debito pubblico rimane sommerso come un gigante addormentato non sono strettamente necessarie, ma lo diventeranno se dovremo ancora convivere con il virus. Mentre scrivo, apprendo che si sta valutando la possibilità di collocare i seggi elettorali nelle successive votazioni non più nelle scuole, ma in altri edifici pubblici ad esempio in ex-caserme militari dismesse…Sappiamo che, due settimane fa circa, così non è stato.
Se più lavoratori si dessero allo Smart-Working si sarebbe potuto imporre quarantene meno stringenti? Non possiamo affermarlo con certezza, ma sappiamo che tante persone hanno dovuto attraversare i confini regionali per motivi lavorativi.
Nonostante la crescita del commercio on line, la quota di addetti ad attività commerciali e di intermediazione è ancora elevata rispetto al settore manifatturiero.
Nelle nostre città dovremmo coltivare maggiormente relazioni di amicizia, di prossimità e di vicinato (spesso diverse dalle relazioni che si tessono per motivi lavorativi). Avremmo potuto evitare la quarantena almeno all’ interno delle nostre città se la struttura delle nostre relazioni sociali fosse impostata diversamente.
PER SAPERNE DI PIU
http://www.siteb.it/wp-content/uploads/rassegna_del_bitume/articoli/7112_1.pdf
http://www.libraccio.it/libro/9788807888281/carlo-cottarelli/lista-della-spesa-verita-sulla-spesa-pubblica-italiana-e-su-come-si-puo-tagliare.html
Laureato in economia, mi appassiona l’evoluzione della governance globale, che oggi deve fronteggiare problemi globali. Credo che grazie al metodo scientifico sia possibile cogliere quanto sono meravigliosi il mondo ed il cosmo.
Dopotutto miracolo significa “cosa meravigliosa”.
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