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Aprile 18, 2025

Stanislav Petrov, l’uomo che salvò il mondo dalla guerra nucleare

4 min read
La vera storia di Stanislav Petrov l’uomo che in piena guerra fredda sconfessò il sistema di sicurezza sovietico evitando la guerra nucleare.

26 Settembre 1983, ore 00:15: è da poco passata la mezzanotte quando il tenente colonnello Stanislav Petrov, all’epoca analista a Serpukhov-15, base militare sovietica nei pressi di Mosca, si accorge che qualcosa non va. All’improvviso il sistema difensivo sovietico che Petrov aveva il compito di controllare segnala un attacco nemico in corso da parte degli USA, gli storici rivali. Il sistema radar-satellitare OKO, “occhio” in russo, indica che un missile nucleare è appena stato lanciato dalla base di Malmstrom, in Montana. Passano pochi istanti e OKO rileva il lancio nemico di altri quattro missili: pochi minuti e si schianteranno in territorio sovietico.

Petrov non si scompone e, nonostante il parere contrario dei tecnici al suo fianco, con grandissimo sangue freddo, valuta la minaccia americana infondata. Per Petrov non può che trattarsi di un falso allarme, ma non ne ha la certezza. Quella del tenente colonnello, infatti, è soltanto un’intuizione, supportata da una logica ben precisa, certo, ma comunque un’intuizione, rischiosa e pericolosa: in quel momento in gioco non c’è solo il destino della Guerra Fredda ma la vita di milioni di persone.

Le relazioni tra USA e URSS

Per comprendere meglio la pressione e il peso che, inevitabilmente, Petrov avrà sentito sulle sue spalle quella notte occorre inquadrare meglio il periodo storico di quel tempo. All’epoca dei fatti il clima tra le due superpotenze è tutt’altro che sereno: la crisi di Cuba è ormai un lontano ricordo ma USA e URSS si guardano ancora con sospetto. Nel 1983, anno degli eventi, il Presidente americano Ronald Reagan, riferendosi ai sovietici, apostrofa l’URSS come “Impero del male”. Anche la controparte sovietica, nel 1983, ritiene ancora possibile un attacco americano: solo qualche settimana prima, infatti, un aereo straniero, in volo nello spazio aereo sovietico, era stato abbattuto per il sospetto che dietro quel velivolo potesse celarsi un aereo spia nemico. Nonostante gli anni trascorsi dalla fine del secondo conflitto mondiale, dunque, USA e URSS sono ancora impegnati nella guerra fredda e a separare i due paesi, impedendo un dialogo pacifico tra Washington e Mosca, c’è ancora il deterrente nucleare. L’equilibrio del terrore la fa da padrone e la minaccia che una delle due potenze possa attaccare l’altra è ancora un’opzione che pesa nelle relazioni internazionali e nelle questioni di geopolitica.

Una scelta difficile

E’ in questo senso che la scelta di Petrov assume ancor più valore facendo emergere freddezza e imperturbabilità sicuramente fuori dal comune. Per Petrov, forse la scelta più facile, ma certamente più rischiosa per le sorti del mondo, sarebbe stata quella di attenersi in maniera rigida e scrupolosa al protocollo che, in casi come questi, prevedeva che l’Alto Comando Sovietico di stanza al Cremlino venisse prontamente informato della situazione. Considerando le tensioni in gioco verosimilmente Mosca avrebbe replicato agli USA scatenando una veloce e massiccia controffensiva nucleare così da cercare di mettere subito k.o. il nemico. La verità, però, era che per quanto rapida e violenta potesse essere la rappresaglia sovietica, al nemico sarebbe comunque rimasto un certo lasso di tempo per rispondere alla minaccia (stavolta reale): il risultato sarebbe stato la guerra nucleare e, secondo il gergo tecnico, la distruzione mutua assicurata. Con la sua lucida e fredda analisi Petrov impedì sul nascere che gli eventi potessero prendere una piega inaspettata e quanto mai pericolosa, ma, nonostante ciò, la sua azione non fu così apprezzata dai vertici militari.

Riproduzione cinematografica della sala di controllo di Serpukhov-15 nel film “The Man Who Saved The World”

“L’incidente dell’equinozio d’autunno”

L’incidente di quella notte venne subito messo a tacere: l’episodio, infatti, avrebbe potuto palesare limiti e carenze del sistema difensivo sovietico, mettendo così in imbarazzo Mosca di fronte all’opinione pubblica internazionale. Petrov venne prima coinvolto nell’inchiesta indetta per indagare su quanto successo, poi criticato per il mancato rispetto delle procedure e infine ammonito per non aver correttamente riportato l’incidente sui registri. L’inchiesta accertò che a causare il malfunzionamento del sistema era stata una particolare congiunzione astrale, da qui appunto il nome di “incidente dell’equinozio d’autunno”, ma per Petrov ciò non fece alcuna differenza: in seguito, con un pretesto, venne allontanato dalla carriera militare e congedato in anticipo dall’Armata Rossa. La sua storia finì così nel dimenticatoio tant’è che per diversi anni nemmeno la famiglia di Petrov seppe nulla dell’episodio: ritenuto sconveniente, infatti, l’incidente è rimasto celato fino al crollo dell’URSS e, salvo qualche riconoscimento all’estero, Petrov in Russia non è mai stato insignito di alcuna onorificenza.

Il tenente colonnello Stanislav Petrov (1939-2017): ingegnere e analista

Intervistato sull’accaduto con grande umiltà disse: “Non ho fatto nulla di speciale, solamente il mio lavoro. […].  Ero l’uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto”. Quella notte, infatti, alla postazione di controllo di Serpukhov-15 non c’era, come di consueto, un ligio addetto militare a sorvegliare i radar, bensì Stanislav Petrov solo per caso in servizio quella sera. Nonostante i ripetuti segnali di allarme, Petrov, da analista di grande sagacia e intuito, capì che quello segnalato dal sistema di difesa era solo un falso allarme, evitando così di allertare i suoi superiori. Del resto per Petrov un attacco americano limitato avrebbe sì colpito il territorio sovietico, ma avrebbe anche esposto gli USA ad una massiccia rappresaglia da parte dell’URSS.

Per Petrov i successivi “quindici minuti di attesa, [quelli di un’eventuale detonazione], furono lunghissimi”; non fatichiamo a immaginarlo, ma, per fortuna, quella notte a Serpukhov-15 c’era proprio lui a decidere il destino di tutti. Con questo articolo, a distanza di 38 anni dall’incidente, vogliamo dunque tributare un piccolo omaggio a Stanislav Petrov, l’uomo che il 26 Settembre 1983 salvò il mondo dalla guerra nucleare.

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