Storia degli effetti speciali: dall’illusionismo al digitale
5 min readQuando pensiamo agli effetti speciali la nostra mente associa immediatamente il concetto all’immagine di quei pannelli verdi, conosciuti come green screen, che stanno alla base dei film dell’universo Marvel o simili. Dopotutto, cosa sarebbe il cinema del ventunesimo secolo senza gli effetti speciali? Dai blockbuster che sbancano al botteghino fino al cinema indipendente, i film moderni si affidano a questi stratagemmi visivi per dare alla semplice realtà la possibilità di andare oltre i propri limiti, come se si trattasse di magia. Ed è proprio nella magia che si trova l’origine degli effetti speciali, grazie all’ingegno e alla creatività di un uomo destinato a cambiare per sempre la storia del cinema: Georges Méliès.
Georges Méliès
Nato in una famiglia di calzolai parigini nel 1861, Méliès rimase affascinato fin da subito dal mondo dello spettacolo e dell’illusionismo; venduta l’attività del padre, acquistò il Teatro Robert-Houdin dove iniziò a mostrare le sue abilità di intrattenitore e prestigiatore al pubblico parigino, riscuotendo sempre più successo. Venuto a conoscenza del cinematografo, la nuova invenzione dei fratelli Lumière, Méliès si interessò rapidamente al nascente mondo del cinema e alle sue tecniche. Aprì uno studio di posa cinematografico e da quel momento divenne inarrestabile: la sua energia creativa e la passione verso questo nuovo mezzo di comunicazione lo portarono a girare ben 500 film tra il 1896 e il 1914, i quali potevano durare da pochi minuti fino a quasi un’ora.
Il suo obiettivo era portare di fronte alla cinepresa la magia rappresentata a teatro durante i suoi spettacoli. Fu proprio per ottenere questo scopo che Méliès divenne il creatore di tecniche cinematografiche quali il montaggio, la dissolvenza, la carrellata, l’esposizione multipla e svariati altri effetti destinati a rivoluzionare per sempre la storia del cinema.
Nel suo film del 1896 intitolato Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin, Méliès rappresenta uno dei più ricorrenti trucchi di magia: la sparizione di una persona sotto al velo. Se a teatro il trucco rimaneva un mistero, nel cinema la soluzione fu tanto semplice quanto innovativa: bastava smettere di riprendere, spostare il soggetto sotto il velo fuori dall’inquadratura e ricominciare a girare con il soggetto ormai “scomparso”. Una tecnica, chiamata stop trick, che al giorno d’oggi appare sicuramente banale ma che costituisce il primo effetto speciale e il primo caso di montaggio cinematografico della storia.
Georges Méliès era a tutti gli effetti un mago, capace di stravolgere, attraverso la macchina da presa, lo scorrere lineare della quotidianità. A lui si deve la nascita di generi cinematografici come la fantascienza o il fantasy; non a caso, il suo Viaggio sulla Luna (1902), largamente ispirato ai racconti di Jules Verne e H.G. Welles, viene definito il primo film di fantascienza. Nel 2011 il regista americano Martin Scorsese ha voluto dedicare a Georges Méliès un suo film, Hugo Cabret, in cui viene raccontata in modo romanzato la vita del prestigiatore parigino.
La fotografia spiritica
Méliès non fu, tuttavia, il primo a manipolare le immagini: fin dagli albori della fotografia, infatti, i tentativi di modificare la realtà trasmessa dall’obiettivo fotografico furono innumerevoli. Per cercare uno degli esempi più interessanti bisogna andare oltreoceano, nell’America della seconda metà dell’Ottocento. Al termine della Guerra Civile, gli Stati Uniti si risvegliarono con un tragico bilancio di 620,000 morti sulla coscienza.
Questo lutto collettivo lasciò diverse famiglie a piangere i cari defunti con il rammarico di non avergli potuto dire addio prima della loro scomparsa. Nonostante la situazione drammatica, alcune persone come i medium approfittarono della sofferenza altrui per ottenere del guadagno. Tra coloro che speculavano sul lutto c’erano pure alcuni fotografi che diedero vita alla cosiddetta fotografia spiritica: questa consisteva nel manipolare i negativi attraverso la doppia esposizione in modo da dare l’illusione che nella stanza ci fosse, oltre al soggetto del ritratto, anche un fantasma.
Gli effetti speciali oggi
Queste manipolazioni dell’immagine hanno cambiato in modo perenne la storia del cinema, ma dai tempi di Méliès o Buster Keaton gli effetti speciali hanno fatto passi da gigante. Con l’avvento del digitale e dei computer, anche il cinema si è appoggiato ai vantaggi del virtuale. Al giorno d’oggi, una delle tecniche più utilizzate è la CGI (Computer-generated imagery, ovvero immagini generate al computer) che permette di realizzare qualsiasi cosa aggiungendo, rimuovendo o modificando ambienti, personaggi o oggetti.
Gli effetti speciali moderni permettono al cinema di non porre alcun limite all’immaginazione dei registi, i quali possono creare paesaggi surreali, scene ad alto rischio e addirittura ringiovanire attori, oltre che riportare in vita quelli defunti. In molti film, infatti, è stato possibile ricostruire digitalmente attori ormai invecchiati come nel caso di Carrie Fisher in Rogue One (2016), spin-off della celebre saga di Star Wars, o attori scomparsi prematuramente come Brandon Lee sul set de Il Corvo (1994), la cui immagine è stata ricostruita in post-produzione per terminare le riprese.
Si può quindi affermare che gli effetti speciali facciano parte dell’arte cinematografica da sempre, e che abbiano accompagnato l’evoluzione del cinema fin dai suoi albori. Senza l’ingegno e l’interesse verso la magia di persone come Méliès, il cinema non sarebbe mai diventato quel sogno collettivo dentro cui ogni giorno possiamo immergerci. E se qualcuno afferma che gli effetti speciali siano la rovina del cinema “autentico”, voi parlategli di quell’illusionista francese che più di un secolo fa portò i trucchi di magia davanti alla cinepresa.
Per approfondire:
https://www.youtube.com/watch?v=Xsx6xqi0vzU&ab_channel=Vox
https://www.youtube.com/watch?v=NMkZpuiEqh8&ab_channel=Vox
https://cineforumlabirinto.wordpress.com/2014/03/11/le-invenzioni-di-melies/
https://www.youtube.com/watch?v=xMB2sLwz0Do&ab_channel=ABCNews
Sono laureata in Lingue e Letterature Straniere a Venezia, città da cui ho imparato l’attenzione ai dettagli nascosti dell’esistenza, nonché l’elogio della lentezza (come direbbe Kundera). Ho sempre visto la letteratura, l’arte, la musica e il cinema come i cardini fondamentali della mia vita, le cui correnti mi hanno reso la persona che sono oggi.