Storia del farmaco – L’origine tra le erbe selvatiche
4 min readLa storia del farmaco si è sviluppata parallelamente all’uomo, il quale sente per sua natura la necessità di curarsi.
La parola “Farmaco” deriva dal greco pharmakon, già nell’antica Grecia si riferiva sia ad un medicamento sia ad un veleno. Come effettivamente asserì Paracelso molto tempo dopo, nel medioevo, tutto può essere velenoso, dipende dalla dose assunta.
<< Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.>>
<<Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.>>
Paracelso, XV secolo.
Un farmaco è una sostanza che può cambiare o monitorare le funzioni del nostro corpo, sia quelle fisiologiche che quelle patologiche, a beneficio del paziente. Ci sono i farmaci che curano una determinata patologia (farmaci “causali” o “eziologici”), per esempio gli antibiotici, con il quale si debellano i batteri, causa principale di infezioni di vario genere. I farmaci sintomatici ovvero quelli che agiscono esclusivamente sui sintomi comprendono, tra gli altri, gli spray nasali. Essi liberano le vie aeree durante l’influenza. Un’altra categoria prende il nome di farmaci “patogenetici”, che interagiscono con il meccanismo della malattia, ripristinando funzioni dell’organismo alterate. Infine, ci sono i farmaci “palliativi” che alleviano gli stati di dolore.
La parola farmaco fa scaturire nella nostra mente una scatola contenente compresse, capsule, uno sciroppo. È interessante sottolineare però che questo prodotto trova origine in mezzo alla natura. Immaginiamo un uomo un milione di anni fa, che ingerisce una bacca, un fiore o una corteccia; questa causa sonnolenza e l’uomo inizia ad associare a quella determinata pianta, quel determinato effetto.
Un altro uomo, sempre un milione di anni fa, osserva che un animale muore dopo esser stato morso da un serpente o un ragno velenoso. Quindi elabora nuove associazioni: se prima impara ad avvertire il pericolo, evitare la morte, poi impara ad usare queste nuove informazioni, per esempio, per alleviare il dolore. Siamo in un mondo impreciso, gli errori sono tanti e si pagano con la vita. Solo circa 5000 anni fa, nelle antiche civiltà della Cina, India ed Egitto inizia una vera e propria classificazione. La Cina attorno al 2800 a.C. e 2600 a.C. era governata dall’imperatore Shen-Nung, il “Contadino Divino”, nominato anche “Imperatore dei cinque cereali”, “Dio della medicina cinese”, “Dio del Sole”. L’imperatore, mosso dal desiderio di salvare il proprio popolo dalle malattie, cercò, assaggiò, descrisse e catalogò numerose erbe, in totale 365 erbe medicinali. Alcune leggende addirittura attribuiscono a lui la scoperta dell’effetto rinvigorente e purificante della Camellia Sinensis, ovvero la pianta del tè.
Spostandoci verso l’Occidente, troviamo i Sumeri, ai quali è stata attribuita una tavoletta datata 2300 a.C. nella quale vengono descritte sostanze per uso terapeutico. In Egitto troviamo il Papiro di Ebers, datato 1500 a.C. circa; è lungo 20 metri e suddiviso in 108 pagine, prende nome dal suo acquirente Georg Ebers, egittologo tedesco e lo troviamo oggi nella biblioteca universitaria di Lipsia, Germania. Potrebbe essere considerato un manuale di medicina, descrive infatti le malattie (come la poliuria nel diabete), la diagnosi e riunisce inoltre modalità di preparazione di alcune ricette e le modalità di assunzione di queste.
Qui nell’antico Egitto troviamo i primi utilizzi della mirra, composta da oli essenziali, gomme idrosolubili e resine. Sostanza prodotta da alcune piante, la cui produzione talvolta può essere indotta a seguito di lesioni sulla corteccia. La resina contiene sostanze aromatiche volatili, per cui profumate, altre sostanze che conferiscono diversa consistenza gommosa, liquida o solida. La mirra in particolare viene prodotta da piante del genere Commiphora, della famiglia delle Burseraceae. La conosciamo per essere un simbolo religioso, descritta nella Bibbia in quanto dono portato dai magi a Gesù. La mirra è anche un prodotto farmaceutico, in quanto ha proprietà disinfettanti. Inoltre, all’interno di questa resina che è una miscela di sostanze, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel 1996, sono state individuate molecole con il nome generico di sesquiterpeni, le quali sembrano avere attività analgesica (antidolorifica).
Grazie al Papiro di Ebers citato precedentemente, sappiamo che in Egitto si usavano foglie di mirto essiccate per la cura dei reumatismi (dolori localizzati nelle ossa, muscoli e articolazioni). In Grecia, attorno al 400 a.C. Ippocrate da Kos prescrive invece succo estratto dalla corteccia del salice come analgesico ed antipiretico (adatto ad abbassare la febbre).
Oggi noi sappiamo che la molecola che dava questo effetto era l’acido salicilico. Un suo derivato, l’acido acetil-salicilico è il principio attivo di uno dei farmaci più venduti al mondo, ovvero l’Aspirina.
La storia dell’Aspirina si sviluppa grazie al ricercatore Felix Hoffmann nel XIX secolo, quindi rimanete connessi e ve ne riparlerò tra qualche capitolo, insieme allo sviluppo della sintesi chimica…
Sono Margherita, laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche nel 2021, attualmente Dottoranda in Drug Science, mi occupo di sintesi di composti biologicamente attivi. Nel tempo libero mi piace mettermi in cammino ed esplorare il mondo. Ritengo che la chimica e le molecole che rappresenta siano un ingranaggio meraviglioso nel grande orologio dell’universo. Cerco quindi di divulgare questa materia, spogliandola della corazza che la rende così complessa e inaccessibile.