Settembre 16, 2024

Talidomide: la Storia di una Tragedia Farmaceutica

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Pregnancy ultrasound

Era il 1953 quando la Talidomide venne messa sul mercato dall’azienda farmaceutica Chemie-Grunenthal, in Germania con il nome commerciale Contergan. Lo scopo era usarlo come blando sedativo, per trattare ansia o problemi del sonno, con il vantaggio di non creare assuefazione.

Non molto tempo dopo, nel 1957, fu scoperto il suo potenziale uso per la nausea mattutina tipica della gravidanza. Nel frattempo, fu commercializzata in tutto il mondo sotto svariati nomi commerciali come Distaval o Softenon.

A causa della mancanza di registrazioni dettagliate dell’epoca, non sapremo mai con precisione il numero esatto di donne che hanno assunto Talidomide in gravidanza. Ma si stima che tra gli anni ’50 e ’60 siano state decine di migliaia.

Perché tragedia?

Ogni settimana della gravidanza è fondamentale per il raggiungimento del completo sviluppo del feto. Si passa dall’ovulo, contenente i soli geni della madre, allo zigote, con i geni di entrambi. Si trasforma in blastocisti che si impianta nell’utero e viene prodotta la placenta, che protegge la blastocisti ed il futuro feto permettendo lo scambio di nutrienti ed ossigeno.

Attorno alla quarta settimana la blastocisti si trasforma in embrione ed iniziano a formarsi i primi organi come cuore, cervello, spina dorsale, braccia e gambe. Durante tale periodo, molto spesso (anche se può variare da donna a donna), inizia la “nausea mattutina”.

L’assunzione di una sola compressa di 50 mg di Talidomide tra la terza settimana e la quinta, che coincide con il periodo di sviluppo dei primi organi, è sufficiente per causare danni all’embrione e all’embriogenesi in più del 50% delle gravidanze. 

I tipi di danni più comuni sono difetti agli arti, la focomelia infatti, ovvero l’accorciamento estremo, spesso simmetrico, degli arti, è una delle deformazioni più frequenti causate dalla talidomide. Può anche causare polidattilia, ovvero una quantità di dita superiore alla norma ma ancora danni alle articolazioni, agli occhi e alle orecchie, danni facciali, alla colonna vertebrale e anche agli organi interni.

Per un momento si è pensato che si potesse assumere nei periodi precedenti e successivi, ma è stato dimostrato che se assunta prima, sia negli umani che nei ratti, può causare un aborto, nel periodo successivo invece può causare danni al cervello. In conclusione, non esiste un intervallo in cui è sicuro assumere talidomide in gravidanza.

La chimica della Talidomide

In generale, una sostanza che causa danni al feto e all’embriogenesi, ovvero il processo di sviluppo dell’embrione, viene chiamata teratogena.

La Talidomide è una molecola composta da due anelli, legati insieme attraverso un atomo di Carbonio che a pH fisiologico, cambia la sua struttura tridimensionale. Anche senza conoscere le basi della chimica, si può vedere nell’immagine che avviene una piccola modifica, ma che causa effetti disastrosi. La differenza tridimensionale tra le due molecole fa sì che abbiano due effetti diversi, quella a sinistra (nome tecnico l’enantiomero R, e nel riquadro sottostante è spiegato che cos’è un enantiomero) è responsabile dell’effetto sedativo desiderato, mentre quella a destra (enantiomero S) causa gli effetti teratogeni indesiderati. Inoltre, anche alcuni prodotti derivanti dal metabolismo di questa sostanza sembra siano causa delle malformazioni del feto.

Quando è stato fermato il disastro

Subito dopo la commercializzazione, alcuni casi di neuropatia periferica (disturbi neurologici che coinvolgono i nervi periferici del corpo) erano già stati riportati, ma occorre aspettare il 1961 per vedere i primi ritiri dal commercio. Novembre 1961 nel Regno Unito e poi nel resto del mondo.

Nell’immagine si vede un articolo pubblicato su La Stampa il 1° settembre 1962, in cui si consiglia di “non usare tranquillanti a cuor leggero”. Oggi probabilmente si utilizzerebbero imperativi più energici. Nell’articolo viene spiegato ai lettori che la causa della nascita di migliaia di bambini focomelici è dovuta all’assunzione della Talidomide. Non è chiaro, comunque, se il disastro sarebbe potuto essere evitato.

In primo luogo, negli anni 50’/60’, nel packaging non erano riportati gli effetti collaterali in modo chiaro ed esteso quindi non veniva prestata adeguata attenzione. In secondo luogo, gli esperimenti obbligatori che precedono l’immissione in commercio di un farmaco erano diversi da quelli che si conducono oggi. Il caso della Talidomide ha dimostrato come gli animali rispondono in modo diverso rispetto agli esseri umani. Infatti i test che permisero alla talidomide di essere messa in commercio erano stati condotti solamente sui topi, che non risultavano così sensibili, mentre altre specie animali come conigli, criceti, e marsupiali rispondono alla Talidomide come gli umani.

Il caso della Talidomide ha fatto sì che i protocolli per l’immissione in commercio di un farmaco venissero completamente cambiati, esigendo procedure più rigorose e dettagliate, con particolare attenzione alla sicurezza in gravidanza e al potenziale teratogeno dei farmaci.

Il caso degli Stati Uniti

Negli Stati Uniti tra il 1957 e il 1962, non fu approvata la Talidomide. Questo perché Frances Kelsey una farmacologa della FDA (Food and Drug Administration, l’ente regolativo di prodotti alimentari e farmaceutici che assicura la sicurezza ed efficacia) aveva dei dubbi riguardo alla sicurezza di questo farmaco perché erano già stati segnalati problemi neuropatici in pazienti che lo assumevano ed inoltre non era chiara la sicurezza della sua assunzione in gravidanza.

Il 7 Agosto 1962 accadde quindi che il Presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy premiò Frances Kelsey con il più alto degli onori che si possono ricevere negli Stati Uniti. Ella fu insignita del Premio del Presidente per eminente servizio civile federale per aver evitato la disastrosa nascita di migliaia di bambini deformi negli Stati Uniti.

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