Dicembre 3, 2024

TEATRO-SCIENZA: SFIDA O OPPORTUNITA’?

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Teatro e scienza, notoriamente conosciute come attività distinte, possono dar luogo ad una relazione sinergica, alla ricerca di verità nascoste.

Negli ultimi tempi si sta affermando una nuova strategia comunicativa la quale si propone di teatralizzare la scienza al fine di diffondere in modo sempre più ampio tutto ciò che è conoscenza, ma che troppo spesso rimane confinata ai soli “addetti ai lavori”. Di recente è stato infatti coniato il termine “teatro-scienza” il quale ha generato sin dal principio polemiche ma anche numerose riflessioni. Fornire una definizione esatta di che cosa sia il teatro-scienza non è un’operazione semplice. Esiste infatti un equilibrio delicato fra teatro e scienza, ricco di sfumature e di peculiarità le quali potrebbero dare adito ad ambiguità.

Possiamo identificare tre diverse situazioni che si presterebbero a dare una definizione di teatro-scienza. In prima istanza, tutti gli spettacoli teatrali che si ispirano al mondo della scienza come, ad esempio, la messa in scena di biografie di scienziati o di scienziate; in secondo luogo, possiamo identificare gli spettacoli che utilizzano strumenti tecnologici innovativi, come mezzi multimediali per le scenografie e/o la regia. Queste due prime situazioni si riferiscono ad un ambito principalmente teatrale, in cui la scienza compare come elemento “ospite”. Infine si possono distinguere le rappresentazioni in luoghi diversi dal teatro come musei della scienza, scuole, spazi espositivi, mostre. Dato che lo scopo principale di questo terzo incontro tra teatro e scienza è quello di comunicare informazioni di tipo scientifico, la si potrebbe definire come “comunic-azione teatrale della scienza” (Magni, 2002). 

TEATRO-SCIENZA & STORYTELLING

Nella pratica comune un risultato scientifico viene semplicemente “affermato” e ne viene data una descrizione della sua conferma sperimentale, senza la quale non otterrebbe alcuna credibilità. C’è però un volto della scienza che rimane nascosto, non solo al pubblico dei non scienziati ma anche alla maggior parte di coloro che si dedicano a questi studi. “La cultura scientifica diventa allettante se annuncia non solo i principi, le equazioni, i risultati, ma se ci permette anche di cogliere le specifiche passioni attorno a cui tutto ciò si è costruito”, afferma il fisico e divulgatore scientifico Etienne Klein (Klein, 2006). È perfettamente legittimo infatti che a scopo didattico si scelga di presentare la scienza in maniera razionale. Tuttavia questa visione della scienza, al di fuori della narrazione, ne esclude il suo aspetto “umano” nonché il come si è arrivati ad un certo risultato scientifico.

Per un pubblico non specialistico la possibilità di conoscere questa realtà attraverso l’approccio narrativo, ovvero lo storytelling, rappresenta un’opportunità significativa. Lo storytelling rappresenta essenzialmente “l’arte del narrare”, il quale si lega alle origini più profonde dell’uomo: amiamo ascoltare storie e le raccontiamo dalla notte dei tempi. Esso si sviluppa a partire dall’assunzione di due principi fondamentali: l’organizzazione delle esperienze umane, che avviene grazie ai racconti, ed il modo attraverso cui questi racconti vengono condivisi. Attraverso la tecnica narrativa infatti vengono messi in luce tutti quegli aspetti “umani”, che la presentazione formale dell’opera scientifica necessariamente ignora (Joubert et al, 2019).

TEATRO-SCIENZA D’AVANGUARDIA: LE AUGMENTED LECTURES

Immagine tratta dalla lecture “What is life?” di e con Gianluca Lattanzi e Maura Pettorruso. Per gentile concessione di Arditodesìo.

Risulta difficile indentificare in modo esatto il momento in cui il teatro, utilizzato come tecnica interpretativa per comunicare la scienza, viene introdotto per la prima volta. La fusione tra scienza e teatro infatti, affonda le sue radici nel passato. Giusto per citare alcuni esempi celebri ricordiamo “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” (1632), il trattato scientifico di Galileo Galilei scritto in forma dialogica, e l’opera teatrale “Vita di Galileo” (1943), del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht. In seguito si sono susseguiti altri esempi sino ad arrivare agli anni Settanta, in cui al Science Museum di San Paul (Minnesota, USA) il teatro entra in un programma di divulgazione della scienza per poi diffondersi in moltissimi altri musei statunitensi ed europei.

Al giorno d’oggi il teatro-scienza viene visto come un mezzo didattico per una comunicazione più diretta, utile per avvicinare le persone alla scienza in maniera informale e soprattutto divertente. Quest’ultimo aspetto è stato oggetto di discussione, al fine di stabilire se il divertimento non “distogliesse” dal messaggio educativo, depotenziandone l’aspetto formativo. Al fine di garantire la qualità del servizio, sia dal punto di vista della correttezza didattica che da quello dell’efficacia comunicativa, la realizzazione e la produzione di rappresentazioni di teatro scientifico necessita di una collaborazione stretta fra scienziati, ricercatori, filosofi della scienza, drammaturghi, registi, attori, divulgatori e animatori scientifici (Magni, 2002). 

A tal proposito negli ultimi anni si sta affermando una nuova modalità di comunicazione teatrale attraverso “lezioni-aumentate”, Augmented Lectures, su temi scientifici dove, a fianco del narratore-ricercatore, si uniscono uno o più artisti al fine di condurre un vero e proprio dialogo arte-scienza. Il fine è quello di coinvolgere il pubblico, sia a livello intellettuale che emotivo (Brunello and Oss, 2022; Brunello, 2023). In aggiunta, attraverso le lezioni-aumentate si cerca di superare quel limite comunicativo che spesso caratterizza gli scienziati, i quali talvolta risultano poco abili nel comunicare i loro studi con un approccio divulgativo. L’idea di base è quella di implementare una lezione già esistente, potenziandola grazie alla presenza dell’artista.

Le Lectures sviluppano concetti scientifici all’avanguardia, relazionandosi in modo profondo con il pubblico. Questo formato sviluppato dalla compagnia teatrale Arditodesìo, la quale opera attivamente da diversi anni nell’ambito del teatro scientifico, trova la sua massima espressione nel “Teatro della Meraviglia”, un festival di teatro-scienza che dal 2017 si ripete a cadenza annuale. Ogni anno il festival porta nella città di Trento differenti esperienze di racconto scientifico, tra cui nuove Augmented Lectures, che vedono in scena artisti, docenti e ricercatori anche di provenienza internazionale.

CONCLUSIONI

Alla luce di quanto esposto risulta evidente che il teatro, soprattutto nell’attuale contesto socio-culturale, potrebbe rappresentare uno strumento innovativo efficace ai fini della divulgazione della scienza. La sua potenza comunicativa infatti grazie all’approccio narrativo risulta aumentata, in grado di porre in risalto quegli aspetti tipicamente umani della scienza, che talvolta anche molti “addetti ai lavori” non conoscono o non riescono a cogliere nel profondo.

BIBLIOGRAFIA

Magni, Francesca (2002). The theatrical communic-action of science. JCOM-Journal of Science Communication. 1. 10.22323/2.01010204. 

Klein, Etienne (2006). Sette volte la rivoluzione, Milano, Raffaello Cortina.

Joubert, M. Davis L. and Metcalfe, J. (2019). ‘Storytelling: the soul of science communication’. JCOM 18 (05), E. https://doi.org/10.22323/2.18050501.

Brunello, A. and Oss, S. (2022), “Augmented Lectures: A Unique Resource to Inspire, Outreach and Understand Science”, Science & Theatre: Communicating Science and Technology with Performing Arts, Emerald Publishing Limited, Leeds, pp. 143-150.

Brunello, A. (2023). An ArtScience discourse. Augmented Lectures to Outreach, Inspire, Teach and Understand Science. Theatre about science – Conference Proceedings coordinated by Màrio Montenegro et al.

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