Una visita al Museo Bitossi
5 min readTra le tante eccellenze che costituiscono il nostro made in Italy, esistono insiemi di saperi e tradizioni che, nell’era della digitalizzazione e all’alba di una società sempre più robotica, sembrano apparire come memorie di un tempo ormai lontano. Prendiamo ad esempio l’arte di saper lavorare e realizzare ceramiche: un’attività che tutt’oggi è un fiore all’occhiello della nostra piccola e media impresa e che il resto del mondo ammira e invidia con costante stupore.
Le ceramiche infatti, oltre ad essere oggetti di export pregiato, custodiscono un’antica arte che viene da lontano e per la quale sarebbe necessario spendere ben più di una parola. Frutto di una sapiente lavorazione, di tanta precisione e cura del dettaglio, questa tradizione tanto antica quanto capace di sapersi innovare più e più volte, meriterebbe un’attenzione e una valorizzazione che andasse ben oltre la sua importanza economica e industriale.
L’archivio Museo Bitossi
Nella provincia di Firenze e più precisamente a Montelupo Fiorentino, terra di ceramiche e custode di tradizioni risalenti al 400-500, tutto questo non solo lo sanno bene ma lo hanno anche sfruttato per realizzare uno spazio di conservazione ed esposizione che va oltre la semplice visita di opere d’arte. Parliamo dell’Archivio Museo Bitossi.
La famiglia Bitossi lega il suo nome alle ceramiche a partire dal 1921 quando Guido Bitossi, imprenditore e storico fondatore dell’omonima impresa, dà vita alla sua prima manifattura di maioliche artistiche. Manifattura che nel corso del tempo si avvarrà di designer e progettisti di grande rilevanza internazionale (Londi, Sottsass) che creeranno collezioni di notevole prestigio portando nel mondo la tradizione artigiana delle ceramiche fiorentine.
Nel 2021, in occasione del centenario della fondazione dell’ impresa, si realizza il museo che, per volere della stessa famiglia Bitossi, oltre ad essere un deposito industriale è luogo di conservazione, ricerca e consultazione di un patrimonio materiale e immateriale che custodisce la memoria dell’azienda.
Con un fondo ceramico di settemila pezzi e altrettanti fondi cartacei, l’archivio museo Bitossi è considerato uno dei musei di massimo interesse storico, ed è a tutti gli effetti una delle esposizioni più caratteristiche di tutta la provincia fiorentina.
Si costituisce di due sale espositive e uno showroom con le ultime ceramiche realizzate. All’ingresso, il visitatore è subito accolto dalle opere di Ettore Sottsass, uno dei maggiori collaboratori e professionisti dell’azienda Bitossi. Di particolare pregio è il suo “Totem” di colori e forme sgargianti datato 1996.
A seguire, la sala dei gessi si apre con una selezione di forme e modelli che risalgono a Tito di Santi e a suo figlio Egidio e rappresentano le storiche madonne robbiane. A queste si aggiungono altrettanti modelli realizzati con l’antica tecnica della formatura in materiale argilloso.
Il Museo Bitossi dal 1940 al 2000
Il cuore pulsante di tutto l’ archivio però arriva di lì a poco con gli scaffali di terracotte e maioliche. Un arcobaleno di forme, colori ed oggetti che lasciano lo spettatore completamente allibito. Suddivisi per anno e tipologia, gli oggetti esposti oltre ad essere splendidi elementi di decorazione e d’arredo, raccontano mode e passioni dei loro creatori.
Di particolare interesse sono le collezioni di Aldo Londi. Storico collaboratore della manifattura che realizzerà in cinquant’anni di lavoro produzioni di elevatissima qualità con una libertà inventiva tipica del nostro made in Italy.
A lui si devono vasi, basi per lampade, oggettistica d’arredo, ispirate all’arte primitiva. Pezzi con colori e raffigurazioni di richiamo africano che testimoniano la sua detenzione negli anni 40. Oppure la celeberrima collezione dal titolo “Rimini blu”: una texture decorativa ideata dalla lavorazione a crudo, di una forma già eseguita. Una produzione di notevole pregio, antesignana del moderno brand management. Il nome infatti si associa alla famosa località turistica in voga negli anni 60 e la colorazione blu è un prestito della canzone di Domenico Modugno.
Ceramiche “Rimini blu”
A loro seguono anche produzioni ispirate alla Pop art con colori accesi, figure di animali e grandi fantasie. Ci sono poi quelle ispirate ad uno stile più moderno, richiamo di una certa quotidianità, e quelle dedicate all’archeologia.
Con l’avvento degli anni Settanta si respira un grande cambiamento economico e sociale e l’oggettistica d’arredo assume linee classiche e più tradizionali che spaziano dal fiorentino, al rustico mediterraneo fino alla riscoperta dell’arte povera e del kitsch.
Gli anni Ottanta e Novanta invece sono caratterizzati da una grande richiesta di oggetti a livello internazionale e di questi anni sono le collezioni di vasi e centro tavola ispirati alle serie hollywoodiane più iconiche: da Beverly Hills a Friends.
Il nuovo millennio darà vita a produzioni che combineranno innovazione e tradizione continuando a portare avanti la mission dell’azienda Bitossi.
Proseguiranno negli anni Duemila, collezioni più commerciali che andranno in contro a uno stile contemporaneo. Di questi anni sono anche le opere di Barnaba Fornasetti, architetto e designer, che trova per caso una forma in gesso disegnata dal padre e decide cosi di realizzare la sua prima opera ceramica con grafica e tiratura limitata.
Ceramiche Fornasetti
L’azienda Bitossi oggi
Oggi l’azienda continua il suo percorso di ricerca e progettazione con collezioni che riassumono linguaggi stilistici, tecniche di lavorazione e forme tradizionali che richiamano il passato.
Tutti i designer e progettisti che si approcciano alla ceramica hanno interesse a riprendere ciò che è custodito nell’archivio dell’azienda e ciò che nel tempo l’ ha caratterizzata.
Si può dunque affermare che le ceramiche di un’azienda come la Bitossi, sono espressione di forme e contenuti che definiscono prodotti di alta eccellenza e sono la manifestazione culturale e progettuale del saper fare italiano conosciuto e riconosciuto in tutto il mondo.
Archivio Bitossi
Conoscere la storia di questa famiglia e la tradizione delle sue ceramiche non può far altro che renderci partecipi di un’identità condivisa che non dovrebbe mai essere perduta.
Laureata in Scienze della Comunicazione, scrivo per passione occupandomi di cultura. Attualmente sono alla ricerca di un impiego ma negli anni passati ho ricoperto varie figure in ambito digital e comunicazione. Amo il cinema, il teatro e lo spettacolo dal vivo e nutro grande interesse per la scrittura e il giornalismo. Nel tempo libero faccio volontariato e continuo ad ampliare la mia formazione occupandomi di web marketing e comunicazione social.