Novembre 21, 2024

URBAN GAMES: TERRITORIO E COMUNITÀ OLTRE I CONFINI DELLO SCHERMO

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In un mondo iperconnesso, ma altrettanto isolato, gli urban games fanno vivere esperienze di comunità e di valorizzazione territoriale.

Il genere urban games è una branca dei cosiddetti pervasive games, o giochi pervasivi, cioè delle attività ludiche che permettono di portare un mondo fittizio dentro al mondo reale. Spazi e oggetti della vita quotidiana vengono usati per creare narrazioni e interazioni con l’utente, che si trova catapultato al centro della scena di gioco.
Tra i maggiori esempi che si possono citare ci sono gli Escape Room, dove, rinchiusi dentro una stanza, i partecipanti devono cercare di uscire entro un determinato lasso di tempo, risolvendo una serie di enigmi, codici e indovinelli, anche grazie all’interazione con gli oggetti presenti.

Si è già parlato di come un’esperienza ludica possa andare oltre al puro intrattenimento. I serious games, ad esempio, utilizzano il media videoludico a scopo didattico e divulgativo, favorendo l’apprendimento con princìpi di game-based learning e gamification.

Il maggiore focus sul territorio, e sulla sua valorizzazione, ha fatto spazio a organizzazioni che operano nell’industria culturale e creativa, proponendo servizi di scoperta e promozione del territorio chiamati urban games. In questo caso, la “mappa di gioco” non è altro che la città stessa o una sua parte.

Non si deve però erroneamente pensare che questa tipologia di esperienza ludica sia un’invenzione recente.

Nell’estate del 2007, lo studente milanese Augusto Pirovano e l’amico Matteo Battaglia sognano un gioco “talmente grande da coinvolgere tutta la città”, come se facesse parte integrante della propria vita senza l’ausilio di uno schermo. Di lì a poco prende forma il gioco collettivo “CriticalCity”, dove i giocatori scelgono le proprie missioni urbane da  un elenco pubblicato su un sito web.
Le missioni spaziano dal “guerrilla gardening”, alla street art, all’esplorazione urbana e a molto altro.
Si sceglie, si esce di casa, si agisce e si documenta l’operato. In questo modo si sale di livello e si sbloccano incarichi più difficili. Lo scopo alla base dell’iniziativa è di coinvolgere i giovani facendoli interagire con l’ambiente urbano in cui vivono per conoscerlo e migliorarlo.
Il progetto di Augusto e Matteo è cresciuto in poco tempo, tanto che appena tre anni dopo hanno sviluppato una versione perfezionata, “CriticalCity Upload”, la quale concentra l’azione su specifici nodi urbani e amplia la sua rete anche ai giovani di tutta Europa.

Matera è una delle città che ha giovato di questa esperienza ludica innovativa e rivoluzionaria.
Infatti, già nel 2009, a conclusione degli Open Days della creatività, il gioco urbano è diventato uno dei protagonisti.

Nasce così “A|Maze”, un gioco con ambientazione cyberpunk, il cui obiettivo è di esplorare la città e recuperare 6 floppy disc in grado di sbloccare il server centrale e salvare Matera ed i suoi abitanti.
Augusto e il suo team sono ancora i protagonisti di un progetto più recente, “Basilicata Boarder Game”, ideato per promuovere la candidatura di Matera a Capitale della Cultura Europea 2019.
In questo urban game sono stati coinvolti creativi da tutta Europa, con lo scopo di farli giocare un’intera settimana nei quartieri delle diverse città lucane, interagendo con gli abitanti.
Nella call lanciata dal Comitato Matera 2019 è stata richiesta, infatti, la realizzazione di un gioco che riuscisse a portare le tematiche della candidatura anche ad un pubblico giovanile, o non interessato alla cultura, e superare i confini territoriali di Matera fino a raggiungere le altre città della Basilicata.

Gli urban games sono, dunque, un altro esempio di come ciò che può essere considerato gioco vada ben oltre al semplice passatempo. In una realtà dove è sempre più marcato il distacco dalla comunità e dall’ambiente circostante, queste esperienze ludiche possono trasformarsi in potenti mezzi che favoriscono l’avvicinamento sia tra persone e territorio, sia tra singoli individui, che si trovano piacevolmente “costretti” a vivere e condividere lo stesso luogo anche solo per un breve momento.

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