Dicembre 30, 2024

Vlad III contro Maometto II

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Quando Dracula bloccò l'avanzata turca in Europa.

Il personaggio del Voivoda (principe) Vlad III di Valacchia (Sighișoara, 2 novembre 1431 – Bucarest, dicembre 1476 / 10 gennaio 1477), meglio conosciuto con il nome di Dracula, è, senza alcun dubbio, uno dei personaggi storici maggiormente “soppiantati” dalla diffusione di un mito. Reso famoso dallo scrittore irlandese Bram Stoker, la figura reale di Dracula è stata per molto tempo dimenticata, strappata dalla scientificità storica, per essere consegnata alla fantasia, che ben poco possiede della realtà (tanto per fare un esempio, Dracula non veniva dalla Transilvania).

Tuttavia, il ruolo giocato da Vlad III nella storia è stato fondamentale, non solo per il suo Paese, ma anche per l’intera Europa. In particolar modo, nel fermare e contrastare (anche se solo temporaneamente) una possibile avanzata ottomana nei Balcani. In questa regione, infatti, la situazione nei primi anni ’60 del 1400 era piuttosto delicata.

Dopo aver occupato la Serbia, tra 1458 e il 1459, e la Morena, nel 1460, Maometto II (Adrianopoli, 30 marzo 1432 – Gebze, 3 maggio 1481) decise di concentrarsi sui territori dell’Asia, lasciando il fronte europeo dell’Ungheria completamente sguarnito a possibili attacchi. Tuttavia, il re Mattia Corvino (Cluj-Napoca, 23 febbraio 1443 – Vienna, 6 aprile 1490) non approfittò delle circostanze per una (probabile) tregua stipulata con i turchi. Solo Vlad III si dimostrava ancora apertamente ostile al sultano, non solo rifiutando di pagare il tributo alla Grande Porta, ma anche impedendo alle truppe turche di attraversare il proprio Paese per portare avanti delle incursioni in Transilvania.

Difatti, l’appello che il Papa aveva lanciato ai vari principi cristiani, così da contrastare il pericolo musulmano, non era rimasto ignorato dal Voivoda della Valacchia, che attendeva solo il momento giusto per unirsi alle truppe di Corvino, così da poter affrontare gli infedeli. Quest’ultimo, intanto, aveva deciso di stipulare un accordo matrimoniale con l’irrequieto vicino valacco, proponendogli di sposare una fanciulla della propria famiglia. Proposta che, per il possibile rischio di un’unione delle due corone, fece preoccupare il sultano.

Maometto II, perciò, incaricò uno dei suoi più abili emissari, il segretario greco Tommaso Cataboleno, notabile in stretto rapporto con la Chiesa ortodossa diretta dal Patriarca di Costantinopoli, affinché convincesse Vlad III a portare personalmente il tributo alla Porta. Questo gesto di sottomissione avrebbe garantito un periodo di pace tra i due paesi.

Le richieste del sultano, però, rasentavano l’offesa. Invero, non solo pretendeva il tributo non pagato da tre anni con l’aggiunta degli interessi, arrivando alla richiesta di 10.000 ducati d’oro, ma, addirittura, la consegna di 500 giovani uomini da arruolare nel corpo dei giannizzeri. Quest’ultima pretesa, che veniva avanzata esclusivamente ai popoli cristiani sotto il dominio dell’Impero ottomano, equivaleva a un’integrazione della Valacchia nelle strutture politiche e amministrative turche. Ovviamente, Vlad III non poteva accettare una simile umiliazione. Umiliazione che, in realtà, era un’astuzia per catturarlo vivo.

Il Voivoda riuscì a smascherare la congiura ordita da Maometto II e dal secondo ambasciatore dell’imperatore, Hamza Ceakirdjibasi, mandato in Valacchia affinché controllasse la frontiera del Danubio durante il viaggio di Vlad III nelle terre del sultano. Dracula, infatti, non aveva dimenticato la sorte toccata a suo padre, Vlad Dracul, attirato ad Adrianopoli dal subasi di Giurgiu per ordine di Murat II e, successivamente, imprigionato. Naturalmente, dopo aver sventato l’agguato, ordinò che Hamza e Tommaso Cataboleno venissero impalati assieme ai loro uomini, si stima una quarantina, e piantati sotto il palazzo di Târgoviște.

Tuttavia, la vendetta di Dracula non si fermò a questa piccola punizione. Durante l’inverno seguente, Vlad III organizzò un’incursione devastante, dopo aver attraversato il Danubio gelato, per un territorio di quasi 800 chilometri, da Chilia a Rahova, sino alla foce del Jiu, non risparmiando villaggio o città, senza distinzione alcuna tra bulgari o turchi. L’attacco, però, non funse esclusivamente come vendetta per l’inganno subito, ma ebbe anche lo scopo di creare una zona deserta a sud del fiume, distruggendo i covi di tutti quei soldati irregolari spesso utilizzati dai turchi (gli akinddjis e i martolos) e dislocando una buona parte della popolazione che, in caso di invasione, avrebbe fornito agli ottomani spie, rifornimenti o guide del territorio. Indubbiamente, l’azione fu necessaria anche per impressionare i turchi.

I risultati della spedizione furono impressionanti: 23.883 morti, senza considerare tutti coloro che erano stati bruciati vivi nelle loro dimore o le cui teste non erano state portate ai comandanti in capo. Mai, in un periodo di tempo tanto breve, gli ottomani avevano subito tante perdite.

Dopo aver attaccato i territori musulmani, Vlad scrisse a Mattia Corvino chiedendo il suo aiuto per un futuro (e sicuro) scontro con Maometto II. Il re d’Ungheria, però, non aveva l’appoggio del proprio popolo (nonostante le esortazioni del Papa e gli aiuti veneziani), né disponeva del denaro sufficiente per una campagna così dispendiosa e tanto incerta. Dracula era rimasto solo.

Nella primavera del 1462 il sultano radunò un imponente esercito (superato per numeri solo da quello che aveva conquistato Costantinopoli), che contava tra i 60 e gli 80mila uomini, supportati da 25 triremi e 150 navi da trasporto. Maometto II in persona ne sarebbe stato il comandante. L’invasione, mandata per “distruggere la Valacchia”, si diresse verso la fortezza di Vidin per attraversare il Danubio.

Il Voivoda non perse tempo e, dopo aver messo al sicuro donne e bambini sulle montagne, richiamò alle armi tutti gli uomini validi al combattimento che avessero compiuto il dodicesimo anno di età. Dracula riuscì a organizzare un esercito di 31.000 uomini, separato, successivamente, in due corpi, dovendo mandare una forza di 6.000 uomini a difendere Chilia, che rischiava la possibile minaccia di Stefano il Grande di Moldavia.

L’esercito ottomano raggiunse Vidin e riuscì a oltrepassare il Danubio, nonostante le notevoli perdite, il 4 giugno del 1462. Malgrado ciò, le sterminate pianure della Valacchia e il sole cocente di quel periodo non furono di aiuto agli invasori, che non disponevano di ripari adeguati dalle numerose incursioni dell’esercito di Vlad III. Quest’ultimo, dopo numerose scaramucce, decise, nella notte tra il 17 e il 18 giugno, di attaccare a sorpresa il campo turco, con lo scopo di uccidere il sultano. Lui stesso si era infiltrato nel loro accampamento, nei giorni precedenti, fingendosi un mercante ottomano (parlava perfettamente la loro lingua), così da individuare la tenda dei comandanti.

L’incursione venne portata avanti da due distaccamenti (in totale 7 o 10mila uomini) tre ore dopo il tramonto. Nonostante una strenua resistenza da parte dei turchi, questi subirono perdite pesantissime, sia in fatto di uomini, sia per quanto riguarda gli animali. Sfortunatamente, l’obiettivo principale, la morte di Maometto II, non venne portato a termine, sia per un errore di Vlad (aveva confuso la tenda del sultano), sia perché il comandante del secondo distaccamento valacco, per pavidità, non seguì correttamente gli ordini del Voivoda. Si può ipotizzare che, se l’attacco del secondo corpo fosse andato a buon fine, allora la vittoria dei valacchi sarebbe stata schiacciante. Furioso per tanta viltà, Dracula fece punire tutti coloro che avessero delle ferite sulla schiena, simbolo della loro ritirata d’innanzi al nemico. Anche tra le truppe valacche, ovviamente, vi furono perdite importanti, ma l’effetto psicologico subito dai turchi fu devastante.

Dopo lo scontro notturno, il sultano marciò verso Târgoviște, senza, però, decidere di assediarla. In tale circostanza, l’esercito ottomano poté osservare la “foresta di Vlad III”, ovvero uno spazio lungo 3 chilometri e largo poco più di 1, dove si trovavano la maggior parte delle persone impalate da Dracula (secondo alcune fonti quasi 20.000). Certamente, l’esercito turco non era da considerare come uno dei più mansueti, ma lo spettacolo che gli si offrì d’innanzi non poté certamente lasciare indifferenti le orde ottomane.

Maometto II decise di ripiegare verso est, attaccando Bràila, il più grande porto valacco sul Danubio. Però, l’assenza di fortezze sul territorio impediva ai turchi ogni occupazione prolungata. Fino a quel momento, l’unico risultato degno di nota raggiunto degli ottomani era stato quello di catturare del bestiame e dei contadini. Un bottino molto misero. Vlad, invece, sembrava inafferrabile e continuava la sua guerra di logoramento.

A est, intanto, Stefano il Grande cercò di approfittare della situazione offrendo il proprio contributo a Maometto II nell’assedio di Chilia. Ciononostante, quest’ultima azione militare costò considerevoli perdite all’esercito ottomano e la vita stessa al principe Stefano, che il 22 giugno venne ferito da un colpo di granata, morendo di cancrena nel 1504.

Dopo l’assedio, Vlad si recò a Chilia e vi lasciò un corpo di qualche migliaio uomini, aventi il compito di seguire i momenti degli ottomani che, ormai, si stavano ritirando dalla Valacchia. Il comandante del suddetto corpo, però, non fu molto prudente e attaccò l’esercito turco subendo perdite consistenti. Un ultimo scontro avvenne tra Dracula e Maometto II sulla strada che conduceva al Danubio. Questa fu l’unica vittoria effettiva del sultano che, malgrado ciò, raggiunse Adrianopoli l’11 luglio del 1462, ponendo fine alla campagna ottomana in Valacchia.

Il bilancio di questa offensiva si può considerare, soppesando i risultati, come una vittoria per il Voivoda Vlad III. Certo, la Valacchia era stata saccheggiata e devastata, per non parlare delle perdite umane, ma gli ottomani non raggiunsero nessuno degli obiettivi prefissati. Dracula non era stato catturato, era rimasto al potere e i nobili erano ancora dalla sua parte. Inoltre, il suo esercito, nonostante fosse provato e sfiancato dalla scontro, si era rivelato una pericolosa minaccia sia per la Moldavia, sia per gli stessi Ottomani. In aggiunta, risulta lecito ipotizzare che Maometto II avesse anche intenzione di annettere in modo durevole i territori della Valacchia, soprattutto considerando il numero dei soldati mobilitati. Non ebbe, invece, nemmeno la consolazione di annettere una nuova città o una nuova fortezza, visto che i suoi domini non mutarono rispetto a quelli precedenti al 1462.

Vlad III aveva certamente subito un colpo piuttosto pesante, però aveva resistito e aveva vinto.

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