VOCI DAL MONDO: VALENCIA
6 min readCiao Michele. Grazie per averci concesso questa intervista. Iniziamo subito con le domande su Valencia:
1. Qual è stato il motivo o quali sono stati i motivi che ti hanno spinto a trasferirti all’estero e in particolar modo a Valencia?
Valencia e’ stata la mia seconda esperienza estera per motivi di lavoro, dopo tre anni vissuti ad Amsterdam. Dopo l’Università ho lavorato per un anno a Pisa (dove mi sono laureato), poi ho avuto un colloquio con una start-up informatica con base ad Amsterdam e ho preso la palla al balzo per provare una esperienza all’estero. Dopo tre anni, la stessa compagnia mi ha chiesto se volevo trasferirmi in Spagna, a Valencia, e così ho deciso di muovermi dal nord Europa e tornare nel Mediterraneo.
>>2. Avevi delle aspettative prima di partire? Se si, quali?
Sinceramente no, nessuna aspettativa. La mia scelta era principalmente per provare un’esperienza in un paese straniero ma non avevo una precisa idea di cosa aspettarmi, né se mi sarebbe piaciuto stare fuori dall’Italia. Ho semplicemente seguito il mio istinto in quel preciso momento.
>>3. È opinione comune pensare che Spagna e Italia siano paesi quasi gemelli sia dal punto di vista culturale, culinario, sociale, anche linguistico. Hai riscontrato questo aspetto durante la tua permanenza lì? E a tal proposito, quali pensi siano i punti in comune e quali invece quelli che le differenziano?
Sicuramente Italia e Spagna sono molto simili per tanti aspetti, quello culturale, linguistico e culinario in primis, però posso parlare per la Spagna del sud, non conoscendo ancora quella del nord, che mi hanno detto è un po’ diversa. Sicuramente la zona di Valencia e tutta la parte della costa mediterranea (ma anche Madrid) è molto simile al centro-sud Italia come stile di vita, il che ti fa sentire a casa.
La Spagna, come l’Italia, è un paese molto omogeneo internamente, anzi, molto più dell’Italia, visto che qui i dialetti regionali sono considerati come lingue da affiancare al 100% allo spagnolo castigliano (quello ufficiale).
Una differenza però che ho riscontrato è che nonostante la Spagna sia un paese molto cattolico e legatissimo alle tradizioni pagano-cristiane, hanno una mentalità molto aperta e differente su molti temi sociali rispetto in Italia, come per esempio l’adozione dei figli alle coppie omosessuali.
>>4. La Spagna e il popolo spagnolo sono caratterizzati da un forte senso di patriottismo ed etnocentrismo, e questo aspetto emerge in maniera ancora più marcata e profonda all’interno delle 17 comunità autonome che la compongono. Valencia è il capoluogo della Comunità Valenciana. Hai percepito e riscontrato questi aspetti? Se sì, in quali occasioni?
L’aspetto patriottico è un qualcosa che sembra molto forte se guardiamo la Spagna dall’esterno. Vivendoci, si capisce come questo patriottismo non sia così forte come lo si pensi.
Se parliamo di regionalismi, sì, la Spagna ha un’identità fortissima a livello regionale, ma in realtà a livello nazionale ci sono molte regioni che non vedono di buon occhio né la Monarchia né il potere centrale di Madrid (la Catalogna è l’esempio più lampante).
Non dimentichiamoci i Paesi Baschi per esempio, un basco sempre ti dirà che è basco, non spagnolo.
La cosa certa è che sono legatissimi alle tradizioni e guai a toccargliele. In questo la Spagna è davvero legata e unita.
>>5. Vivendo in Spagna sicuramente hai avuto modo di apprendere la lingua. In particolar modo a Valencia, oltre al castigliano, che è la variante linguistica standard, si parla il valenciano, che possiamo definire come una sorta di dialetto tipico proprio della comunità Valenciana. Hai mai avuto incomprensioni linguistiche?
Come mi hanno spiegato alcuni valenciani, la lingua valenciana non è altro che un catalano con espressioni diverse, dovuto alla rivalità con la catalogna. La cosa importante da dire è che qui la gente comune non parla valenciano tutti i giorni, si parla principalmente castigliano, quindi non c’è questo grosso problema. Ovviamente tutto e’ in doppia lingua: prima valenciano e dopo castigliano, ma non c’è alcun bisogno di studiare il valenciano per vivere qui. Detto ciò il valenciano è abbastanza interessante per un italiano perché ci sono molte parole identiche o molto simili in italiano rispetto al castigliano (perché, ferro, dona, molts), essendo questa lingua un mix di vari idiomi.
>>6. Il costo della vita in Spagna è molto diverso da quello dell’Italia?
Valencia è una città super vivibile con prezzi adeguati, anche se il costo della vita sta aumentando un po’ ovunque. Dipende sempre da quali città paragoniamo: Madrid e Barcellona sono care, un po’ come Milano e Roma. Valencia e’ decisamente più vivibile, sia come prezzi delle case che come costo della vita, per questo mi ricorda Pisa.
Credo che in generale in Italia però il costo medio della vita sia più alto.
>>7. Quali sono state le maggiori difficoltà che hai riscontrato durante la tua permanenza all’estero, e come le hai superate?
Se parlo della mia prima esperienza, Amsterdam, i primi mesi sono stati molto duri, specialmente l’adattamento al clima e all’essere lontano dalla famiglia e dagli amici di sempre. Se però mi chiedessero se lo rifarei, risponderei di sì, assolutamente, perché uscire dalla zona di conforto e affrontare città, culture e modi di vivere diversi è il miglior modo per crescere come persone. Per questo sono grato delle difficoltà affrontate, ed oggi mi sento una persona decisamente più forte e matura. Se si ha il desiderio di andare all’estero, la cosa importante è non avere paura di fallire. Ovviamente nessuno ti regala nulla, ma questo ovunque.
>>8. Cosa ti dà la vita in Spagna più di quella in Italia?
Credo il lato umano. Spesso in Italia ho trovato l’eccessiva volontà che tutti hanno di ostentare quello che non sono; qui mi pare che la gente da questo punto di vista sia più semplice. Ovviamente non e’ una regola, parlo di sensazioni dopo questi due anni che sto vivendo in Spagna.
In generale io amo l’Italia e credo sia il paese più bello del mondo, e vivendo all’estero te ne accorgi veramente quanto bello sia il nostro Paese. Quello che però non mi piace dell’Italia e’ una mentalità tipica italiana che negli anni abbiamo maturato, troppo spesso meschina e totalmente egoistica, mentre qui in Spagna ho notato che le comunità si aiutano molto di più.
>>9. Consiglieresti a una persona giovane di fare un’esperienza all’estero? Se sì, perché?
Si, nella misura in cui sia però fatta con il cervello, non tanto per dire “vado fuori perché tutti dicono che fuori si stia meglio”. Se si ha il desiderio di provare un’esperienza estera, essendo però coscienti che l’El Dorado non è detto di trovarlo, ben venga. Come ho detto, mettersi alla prova, linguisticamente e culturalmente, è sempre un qualcosa che fa crescere. Se la si fa solo per moda per poi ritrovarsi a fare lavori che non ci piacciono e vivere male, allora meglio darsi da fare nel proprio Paese, cercando di trovare la propria strada.
Posso dire che in un mondo globale fare un’esperienza, anche temporanea, in un paese estero e’ sicuramente una scelta intelligente per capire che il mondo non finisce intorno a dove sei sempre cresciuto.
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Mi chiamo Giulia. Diplomata al liceo classico, ho in seguito conseguito la laurea triennale in Interpretariato e Comunicazione e poi la laurea magistrale in Traduzione Specialistica. Ho lavorato sia come traduttrice per una piattaforma digitale sia come interprete di conferenza in sede di udienza. Ho da sempre avuto una forte propensione per le lingue straniere motivo per cui ho deciso di intraprendere questo percorso. Sono anche appassionata di cucina, cinema ma soprattutto di film e serie tv